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Bellona – La storia di Agnese: la donna che ama asce e roncole, arrestata 6 volte

Bellona – Non ha mai amato le bambole, lei, Agnese, preferisce impugnare asce e roncole. Arnesi taglienti usati per lavorare il legno che possono trasformarsi in un’arma micidiale se usati per offendere una persona. Nata in una famiglia normalissima – suo padre era uno stimato artigiano – mostrò, sin da piccola, segni di insofferenza per le regole. Ben presto evidenziò atteggiamenti violenti di fronte a qualsiasi ostacolo che le impediva di raggiungere un obiettivo che si era prefissata. Nella sua vita – oggi ha 67 anni – è stata arrestata, finora, sei volte.

L’omicidio del 1980 (primo arresto)
La sua carriera criminale inizia nel 1980 con un delitto che scosse l’intera regione Campania. Era il 30 maggio del 1980 quando  Agnese Di Giovannantonia tese un agguato al primario dell’ospedale Palasciano di Capua. Dario Russo fu sgozzato senza alcuna pietà. Quel delitto, Agnese non lo ha mai spiegato completamente. Lo ha ammesso, senza tuttavia chiarire il movente. Secondo alcuni Agnese voleva fare l’infermiera e individuò nel primario la persona che impedì tale progetto. Secondo altri, invece, la donna punì il medico per un piccolo intervento chirurgico, a suo dire, non riuscito perfettamente. Un’altra ipotesi invece, spiega il delitto con l’infatuazione di Agnese per il professionista che venne ucciso, quindi, per la sua indifferenza verso la donna.
Il processo portò alla condanna a 11 anni di carcere che Agnese non scontò interamente nel carcere femminile di Pozzuoli.

Secondo arresto (1989)
Dopo nove anni dall’efferato delitto di Capua, Agnese è già libera. Ben presto però torna in carcere per scontare un residuo di pena inflitta dal tribunale per fatti precedenti. Resterà in carcere 4 mesi.

Terzo arresto (2002)
Agnese durante una lite furibonda con il padre afferra un’ascia e minaccia di morte il genitore colpevole, secondo la donna, per non averle dato la somma di denaro richiesta. Così Agnese viene arrestata con l’accusa di estorsioni e minacce verso il padre.

Quarto arresto (2006)
Si tratta di un arresto “tecnico”, determinato dal mancato rispetto degli obblighi inflitti dal giudice di sorveglianza. Infatti la donna era sottoposto all’obbligo di firma presso la stazione dei carabinieri di Vitulazio. Una violazione ripetuta più volte che costrinse il giudice ad emettere una ordinanza di arresto che riportò Agnese in carcere.

Quinto arresto (2010)
Questa volta Agnese fini in carcere per “amore”. Sì, per la passione verso un uomo di Vitulazio che non ricambiò. Un affronto grave, secondo la donna, che non esitò, un giorno, a presentarsi davanti ad un locale pubblico del paese, armata di una roncola per “convincere” il malcapitato ad accettare la corte di Agnese. Intervennero i carabinieri che arrestarono l’allora 56enne in flagranza di reato.

Sesto Arresto (2021)
E’ storia di ieri (primo febbraio 2021) quando i carabinieri della stazione di Vitulazio, guidati dal maresciallo Iannarella, hanno prelevato Agnese, per la sesta volta nella sua vita, per condurla al carcere di Pozzuoli. Agnese Di Giovannantonia – 67 anni di Bellona –  perseguitava dallo scorso mese di agosto una sua nipote; non voleva che il padre stesse con la ragazza che lo accudiva. Più volte si sarebbe presentata sotto l’abitazione della vittima impugnando una roncola e minacciando una strage.

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