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Presenzano / Sparanise – Scandalo sessuale in parrocchia, il fronte anti Vescovo e pro beatificazione del prete. La fantasia e le ronde antidroga

Presenzano – L’impressione è che fra Sparanise (paese di nascita del prete sotto indagine) e Presenzano (paese dove il prete accudiva il suo “gregge”) è nato un “fronte anti Vescovo” che contestualmente punta alla beatificazione dell’indagato. C’è addirittura chi arriva a paragonarlo a Gesù, vittima di persecuzione, chi ai santi “minori”. Un fedele scrive: “…beati coloro che nel mio nome saranno perseguitati”. Insomma se non siamo al martirio poco ci manca.
In tanti si scagliano contro il vescovo della Diocesi di Teano Calvi, Giacomo Cirulli, lo accusano di aver usato il pugno troppo forte contro il parroco sospendendolo, ad horas, dalle funzioni e allontanandolo dalla parrocchia. Invece il Vescovo Giacomo Cirulli, mai come questa volta, ha agito in base ai dettami previsti dall’ordinamento. E’ stato impeccabile. E lo ha fatto anche nell’interesse dello stesso prete, allontanandolo dai luoghi dei presunti “peccati”. Intanto, per fortuna, le indagini continuano e presto potrebbero portare alla luce nuovi elementi che potrebbero fare ulteriore chiarezza sull’intera questione.
Nella vicenda si innesta la singolare testimonianza di un giovane di Presenzano, molto vicino al parroco, che potrebbe essere emblematico di un certo modo di ragionare e della superficialità con cui si affrontano questione serissime. Il ragazzo non ha dubbi: “Siccome non ho mai visto nel prete atteggiamenti strani, siccome non mi ha mai fatto alcuna strana proposta, siccome non ho mai visto un suo comportamento strano verso ragazzi e bambini, allora sono certo della sua innocenza”.
E’ questo, in sintesi il concetto espresso da Carlo Sarnelli presidente dell’Azione Cattolica di Presenzano.  Un concetto ripreso da diversi altri parrocchiani. Tutti puntano l’indice contro il Vescovo Cirulli che con troppa fretta e senza sufficienti prove – a loro dire – avrebbe rimosso il parroco allontanandolo dal suo “gregge” che accudiva – assicurano i fedeli – con tanto amore. C’è, addirittura, chi si spinge oltre arrivando ad ipotizzare una congiura contro Don Gianfranco Roncone. Secondo alcuni sarebbe stata attuata una vendetta contro il prete perché contrastava la piazza di spaccio di droga. E su questo argomento Sarnelli assicura: “io e il prete uscivamo di notte per controllare gli spacciatori locali”. Se così fosse: quante denunce sono state prodotte? Quante persone segnalate ai carabinieri? In ogni caso, considerato il consumo di droga in paese, quelle “ronde” sembrano non essere servite a molto.  Secondo altri, invece, il prete sarebbe vittima di un complotto interno alla stessa Diocesi, insomma la storia sarebbe stata messa in piedi per fargli le “scarpe”. Altri, invece, parlano della vendetta di una prostituta che il prete voleva riportare sulla retta via.
Insomma, la fantasia viaggia e vola veloce di bocca in bocca. E ogni cosa detta, a vantaggio del prete indagato, è acqua al mulino del processo di “santificazione”, quindi ben venga. Del resto quando si vuole per forza intervenire in una questione di cui non si conosce quasi nulla, allora bisogna affidarsi, unicamente, alla fantasia. Per Sarnelli e per tanti altri cittadini di Presenzano Don Gianfranco Roncone è innocente e vittima di una macchinazione. Ma ordita da chi? Per quali fini? Questo non è dato saperlo. Del resto il concetto del complottismo è sempre una facile scappatoia. In tanti parlano senza conoscere nemmeno le accuse (quale reato viene contestato). Parlano, alcuni per mera passione, altri per amicizia, altri semplicemente per dare aria alle corde vocali. Altri – probabilmente quelli più saggi – ascoltano e tacciono.

 

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