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I dipinti più belli di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci è uno degli artisti più conosciuti ed apprezzati al mondo, ogni sua opera è un capolavoro indiscusso. Oltre che essere un artista geniale, Leonardo si è dedicato nella sua vita a molte altre attività, è stato uno scienziato, un ingegnare, un botanico, un cuoco, una persona mossa da una irrefrenabile curiosità.

Pensare a Leonardo solo come ad un artista è per questo senza dubbio molto riduttivo, ma è anche innegabile che ci abbia regalato alcune delle più belle pagine del Rinascimento italiano. Tra le opere di questo indiscusso genio quali sono i dipinti più belli? Scopriamoli subito assieme.

La gioconda

Non potevamo che iniziare dalla Gioconda, forse il quadro più famoso dell’intera storia dell’arte, l’opera che tutti conoscono e che praticamente tutti, compresi i meno esperti, attribuiscono subito a Leonardo. Non si tratta di un quadro, ma di un’icona, un simbolo, un punto di riferimento universalmente riconosciuto.

La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di 77×53 cm, databile tra il 1503 e il 1506 circa, oggi è conservata nel Museo del Louvre a Parigi ed è una delle sue principali attrazioni. Si tratta come detto di un’opera iconica ed anche estremamente enigmatica. Non è un comune ritratto, il sorriso della Gioconda ha ispirato nel corso del tempo tantissime pagine di critica, di letteratura, stimolando anche l’immaginazione, di studiosi, autori di romanzi, nonché di psicologi. Questa figura affascinante, sfuggente, sensuale e a modo suo anche ironica è stata spesso idolatrata, ma anche derisa e aggredita, numerosi sono stati ad esempio i tentativi di vandalismo che la riguardano e celebre è anche il suo rocambolesco furto nel 1911, con successivo recupero, altra pagina di storia che ha alimentato la sua leggenda.

L’ultima cena di Leonardo

L’ultima cena, o il cenacolo di Leonardo è un’opera iconica che moltissimi hanno avuto modo di vedere riprodotta su cartoline e gadget di ogni tipo. Spesso però capita che l’immagine che viene riprodotta sia piuttosto distante da quella reale, pare assurdo visto quanto è famosa quest’opera, ma una spiegazione c’è ed è anche piuttosto semplice.

Andiamo per ordine, ci troviamo a Milano, precisamente nel Refettorio del santuario di Santa Maria delle Grazie, l’opera è stata realizzata tra il 1494 e il 1498 su commissione di Ludovico il Moro e le sue dimensioni sono imponenti: 460×880 cm.

Si tratta del dipinto più noto, tra quelli che rappresentano questo importante evento del nuovo testamento. La scena rappresentata è ricca di pathos, le espressioni e le gestualità degli apostoli sono da manuale. La composizione è senza dubbio interessante e nasconde molte simbologie, approfondisci il significato dell’ultima cena di Leonardo da Vinci a questo link.

Soffermiamoci invece sulla tecnica usata dal genio, che come in altri casi ha voluto sperimentare. Si tratta di un dipinto murale, Leonardo avrebbe potuto fare un affresco, ma decise altrimenti. Volle superarsi e superare le barriere tecniche e stilistiche del momento. Ha usato una tecnica per pittura su tavola trasportandola direttamente sul muro. Questa scelta consentì di rendere i personaggi più umani, anche grazie alla libertà di effettuare continui ritocchi e modifiche.

Di contro però, la tecnica portò anche ad un rapido deterioramento del dipinto, oggetto nel corso del tempo, anche in epoca contemporanea, di vari interventi conservativi. Oggi il cenacolo è molto rovinato, viene costantemente monitorato e molte delle immagini che circolano di quest’opera non sono riproduzioni oggettive, ma più o meno ritoccate, a vari livelli.

La Vergine delle Rocce

La Vergine delle Rocce è uno dei dipinti più noti di Leonardo, si tratta di un olio su tavola trasportato poi su tela, misura 199×122 cm ed è databile tra il 1483 e il 1486. Oggi è conservato al Museo del Louvre di Parigi.

Su quest’opera è stato scritto moltissimo, d’altra parte come spesso capita nei soggetti leonardeschi è ricca di simbologie, non sempre di facile interpretazione. La Vergine è qui ritratta nella sua funzione protettrice di madre del salvatore. L’angelo indica Giovanni Battista, il messaggero della Redenzione. Il dito rivolto verso l’alto indica invece la dimensione ultraterrena alla quale appartiene Gesù. La caverna simboleggia l’utero materno e la roccia è strettamente collegata nella simbologia alla missione salvifica di Cristo.

La Dama con l’ermellino

La Dama con l’ermellino è un olio su tavola di 54×40 cm circa, databile tra il 1488 e il 1490. Conservato per anni nel Museo Czartoryski di Cracovia, ma dal maggio 2012 esposto al castello del Wawel.

Negli ultimi anni quest’opera, complice una bella mostra ad essa dedicata, è stata conosciuta dal grande pubblico ed apprezzata per la sua qualità e fascino. La dama ritratta in questo dipinto leonardesco è stata identificata come Cecilia Gallerani. Tra le tante curiosità relative a questo dipinto il fatto che, come emerso da una radiografia, in origine, alle spalle del soggetto era stata dipinta una finestra, poi rimossa. C’è chi ci vede un grande mistero, chi un semplice ripensamento dell’artista o magari del committente.

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