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Sessa Aurunca – Gli alunni dei licei si preparano per i “colliqui fiorentini” introdotti con la conferenza del profosor Picano

Sessa Aurunca – Il  4 dicembre 2020 gli studenti dell’I.S.”A.Nifo” hanno partecipato, insieme ai loro docenti di Lettere, alla videoconferenza del prof. Diego Picano che ha tenuto una lezione introduttiva ai Colloqui Fiorentini, del prossimo mese di marzo, dal titolo “Parola sorvolata da stelle”. Il professore ha catturato l’interesse di tutti parlando di Dante, padre della Lingua e della Letteratura Italiana, ideatore di versi di una bellezza immensa, che inducono alla scoperta del senso della vita nei lettori che vi si immergono felici.

Insita nell’animo umano la coesistenza del bene e del male, il continuo oscillare tra luce ed ombra, tra esperienze di grazia ed esperienze di perdizione, ma eterno è il cercare dell’uomo, un cercare un luogo, una sensazione di quiete, di benessere, di miglioramento, di completezza, un cercare il Bene.

Tanti si sono cimentati in questa impresa che definirei ontologica e tanti l’hanno espressa nelle loro opere indentificando il Bene supremo in vario modo: chi come ricerca edonistica, chi come ricerca religiosa, chi come ricerca del Bello, dell’Astratto, della perfezione in genere. Dante, dopo ben sette secoli di storia e letteratura, ancora oggi influenza l’immaginario collettivo con la sua grande opera che, come sostiene il prof. Picano, è una continua tendenza verso la Verità, per il poeta una realtà ultraterrena nella quale l’uomo, attraverso una catarsi, trova prima pace e poi continuo ardore.

Si è parlato nel corso della conferenza di finzione; la letteratura è generalmente una finzione, l’arte è finzione, ma esse sono tuttavia degli espedienti per raccontare la verità attraverso la finzione e Dante è maestro nell’utilizzare e forgiare la parola come veicolo di assolute verità.

La parola parla all’immaginario, traccia sentieri di sensazioni, regala emozioni: è un simulacro dell’identità stessa della persona e, nell’Alighieri, dell’intera cultura medioevale.

Di questa lontana epoca, spesso definita “buia”, egli rappresenta, però, la luce, luce di parola, di immagini, di esperienze personali e sociali, che accompagna intere generazioni ed ogni volta è sempre una scoperta. Dante non è mai fuori moda: le sue rappresentazioni allegoriche risultano quanto mai attuali e fruibili anche dalle giovani menti. Si è parlato del canto corale dell’Agnus Dei nel Purgatorio e subito lo si è associato al nostro stato d’animo durante la pandemia, al nostro chiedere aiuto al Divino, al desiderio generale di ricevere Misericordia in un momento così devastante…ma il mio è solo un piccolo esempio. Tante sono le immagini che riaffiorano nella nostra mente all’ascolto delle ferventi parole del relatore, nostro ospite. Tutto, però, ci porta al percorso di purificazione del Poeta che è anche il percorso dell’umanità, una continua fuga dal Male, inteso come privazione di Bellezza e, in un certo senso, come privazione dell’essere stesso che è stato creato per il Bene ed aspira al Bene, come riporta la filosofia agostiniana.

Bellissima l’immagine finale dataci dall’espressione “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, quelle stelle che emozionano il poeta, reduce dalle esperienze infernali, e che attendono l’intera umanità alla fine del travagliato percorso esistenziale.

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