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Pignataro Maggiore – Caso Biopower, scatta il processo

pignataro maggiore. Ieri, presso il Tribunale di Santa Maria Capua è partito il processo “Biopower1”. Il Comune di Pignataro si costituirà parte civile. La decisione è stata assunta dalla Giunta il 10 giugno scorso. Il processo scaturisce a seguito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, la Guardia di Finanza di Caserta, che portarono il 28 aprile del 2009 all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 23 persone di cui 14 in Campania, 4 in Lazio, 3 in Emilia Romagna e 2 in Lombardia, per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno della Regione Campania, alla corruzione di pubblici ufficiali, alla rivelazione di segreti di ufficio ed alla realizzazione di falsità in atti pubblici.
Furono 23 le persone arrestate il 28 aprile del 2009 in aseguito all’emissione, da parte del gip di Santa Maria Capua Vetere Paola Cervo. Quasi la metà degli indagati per il business delle energie rinnovabili è casertano: tutta colpa della localizzione del megaimpianto a biomasse che la Biopower di Bracciali e Tombolillo voleva a Pignataro, nel bel mezzo di un pregiato territorio ricco di colture e allevamenti.
I Verrazzo, padre Tommaso e figlio Giovanni, nei giorni del blitz erano impegnati nel rifacimento del corso Trieste. Pm e gip li accusano di esser stati gli intermediari della Biopower per contattare le persone giuste sia nell’ambiente dell’amministrazione di Pignataro, sia al Genio Civile «sì da indurli a ricevere, quale prezzo della loro corruzione per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio, somme di denaro».
In gioco c’era un finanziamento di sette milioni di euro. Tra i politici coinvolti, Eugenio Di Santo, cugino e omonimo del sindaco di Sant’Arpino, della segreteria particolare di Cozzolino.
La posizione di Di Santo, Tombolillo e Bracciali è stata in seguito approfondita anche con accertamenti bancari a San Marino e con una rogatoria in Svizzera. Gli atti acquisiti erano stati affidati, in autunno, a un perito.
Tra gli arrestati vi fu anche il vicepresidente del Consiglio comunale di Pignataro Maggiore, Franco D’Alonzo. Secondo l’accusa Franco D’Alonzo ha incassato soldi per la squadra in cambio del voto favorevole alla centrale “a biomasse”. Arrestato pure l’ex assessore provinciale Franco Capobianco, del Pd, scagionato poi da ogni accusa. Vale la pena di ricordare che la “centrale a biomasse è stata duramente avversata dalle manifestazioni ambientaliste ed è stata oggetto di numerose denunce dell’allora capogruppo di opposizione in Consiglio comunale, Raimondo Cuccaro, del Pd, che ha pure respinto le pressioni del suo collega di partito Franco Capobianco

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