VAIRANO PATENORA – Madre condannata a 2 anni di reclusione, aveva accusato falsamente (calunnia) la rivale in amore

VAIRANO PATENORA – Per un uomo conteso da due donne una bimba rischiò di essere investita. Per fortuna si trattò solo di una invenzione nell’ambito della contesa. Così è finita sotto processo, con l’accusa di calunnia, una donna di Vairano Patenora –  Marro Annarita – che aveva accusato la sua rivale – Ventrone Anna – di aver tentato di investire, con la propria vettura, la figlia di dodici anni. Il giudice, dopo l’ultima udienza di pochi giorni fa, ha emesso la sentenza di primo grado condannando l’imputata – Marro Annarita – a 2 anni di reclusione e al pagamento di 6mila euro a titolo di risarcimento in favore della parte offesa, Anna Ventrone, difesa dall’avvocato Ernesto De Angelis.
Il tentativo di investrire la bimba, così come denunciato dalla madre non è mai avvenuto, come accertato dalle indagini della polizia stradale di Caianello. E da qui parte il processo per calunnia contro Marro. Infatti, le indagini accertarono, invece, una serie di incongruenze che la donna avrebbe esposto nella sua versione dei fatti. Così il pubblico ministero decise di processare l’accusatrice per il reato di calunnia. I fatti prendono avvio alcuni anni fa, quando Marro restò vedova. Il marito muore per un incidente sul lavoro. Dopo qualche tempo si innamora di un uomo del paese – Filomeno – anche lui vedovo.  I due, ben presto convivono. La relazione dura circa sette anni, poi,  improvvisamente lui viene folgorato da un’altra donna: Ventrone, anche lei rimasta vedova. Scoppia la guerra fra le due signore. Un giorno Marro, sicura che Ventrone (difesa dall’avvocato Ernesto De Angelis) avesse tentato di investire la figlia all’uscita della scuola, corre dalla polizia e denuncia il fatto.  Le indagine sono scrupolose. Emergono elementi determinanti per chiarire che quel tentativo di investimento non  è mai avvenuto. Gli inquirenti accertano che, quel giorno, la 12enne lasciò la scuola, insieme alla sua classe, alle 13e30. Impossibile quindi che la ragazzina fosse fuori dalla scuola alle ore 12 come raccontato nella denuncia dalla madre.