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PIGNATARO MAGGIORE – Tentato omicidio, fissata l’udienza per il riesame

PIGNATARO MAGGIORE (gizzo) – E’ stato fissato per il prossimo dieci maggio i riesmaei n favore di Antovio Verrillo, accusato di tentato omicidio.
I giudici di Napoli  del tribunale della libertà dovranno decidere sulla richiesta della difesa dell’indagato cche vuole la libertà per l’uomo in carcere da qualche settimana.
Nei giorni scorsi è stato convalidato l’arresto di Antonio Verrillo accusato di aver tentato di uccidere un suo collega di lavoro.
Il giudice, dopo al convalida del fermo, ha deciso di confermare anche gli arresti in carcere del 34 pignatarese.
Toccherà ora ai legali dell’uomo tentare di trovare le soluzioni più adatte per alleviare la posizione dell’operaio che, l’altro giorno, con due coltellate,una al ventre, l’altra al torace ha ferito un suo amico. La fortuna ha voluto che i due fendenti non hanno colpito organi vitali. Tiberio Miranda – di Dragoni – è vivo per miracolo. Dopo l’allgressione l’uomo è ricoverato in ospedale. 
In manette è finito  Antonio Verrillo di 34 anni, residente a Pignataro Maggiore (CE), operaio di una ditta di trasporto merci di Pastorano (CE), ritenuto responsabile di tentato omicidio.  L’uomo, nella mattinata del ventidue aprile, nel corso di una lite scaturita per futili motivi relativi alla ritardata apertura del cancello di ingresso della ditta dove lavora, ha colpito con un coltello a serramanico un collega che a seguito delle gravi lesioni riportate, venne trasportato presso l’ospedale civile di Santa Maria Capua Vetere.
L’operaio aggressore, sentendosi braccato dalle serrate ricerche condotte dai carabinieri della Compagnia di Santa Maria C.V. e da quelli della stazione di Pignataro Maggiore, avviate subito dopo il ricovero della vittima, si è costituito presso la compagnia sammaritana accompagnato dal proprio legale di fiducia, dove ha ammesso le proprie responsabilità circa l’accoltellamento.  L’uomo ha inoltre fornito ai militari dell’Arma indicazioni che hanno consentito di ritrovare l’arma del delitto, nonché gli abiti ancora sporchi di sangue. Le aggressioni derivanti da futuli motivi sembrano essere un fenomeno in forte crescita; potrebbe essere il segnale che la tensione che si accumula – forse anche a causa della crisi economica – è sempre più forte.  ll tentato omicidio è la fattispecie che origina dalla combinazione della norma di cui all’art. 56 cp, che punisce chiunque compia atti idonei diretti in modo non equivoco a commettere delitti e di quella di cui all’art. 575 del cp che punisce chiunque cagioni la morte di un uomo. La pena del tentato omicidio è, dunque, la risultante di quella prevista per la fattispecie consumata, nella misura base di anni 21 salve le aggravanti degli artt. 576 e 577 cp, è della diminuzione, sino a 2/3, stabilita, in via generale, per il delitto tentato dall’art. 56 cp. Con riferimento specifico all’omicidio tentato, una peculiare problematica, che investe peraltro il delitto tentato in generale, è quella della compatibilità strutturale con il coefficiente psicologico del dolo eventuale. Quest’ultimo si caratterizza per una componente volitiva meno intensa del dolo diretto o intenzionale in quanto l’evento offensivo del delitto non è voluto dall’agente che, tuttavia, pone in essere la condotta accettando il rischio che il delitto si verifichi. Così, in caso d’omicidio, il dolo eventuale del delitto consumato si caratterizza per il profilo del difetto della volontà dell’evento morte, da una parte e per l’accettazione del rischio della sua verificazione dall’altra. Ciò posto in chiave generale il profilo di cui la giurisprudenza ha avuto modo a più riprese di occuparsi è se l’elemento psicologico richiesto dall’omicidio tentato possa essere anche quello del dolo eventuale o se sia, invece, necessario almeno il dolo diretto.

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