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Interruzione di gravidanza: una fatalità più comune di quello che si crede

Nelle prime settimane di gravidanza l’aborto è una fatalità molto più diffusa di quello che si creda. Le percentuali, infatti, parlano chiaro: si tratta del 15% delle donne entro i 30 anni e del 45% verso i 40 anni. Fattore discriminante, quindi, in molti casi è l’età. Il fatto che la donna lavori, che non faccia o faccia sport, che si alimenti in un determinato modo o che abbia vizi come il fumo, di fatto, non sono motivi importanti che possono incidere sull’interruzione di gravidanza, ma solo luoghi comuni.

Le gravidanze non vanno a buon fine ogni giorno a qualche donna e i motivi possono essere diversi. Se è vero che l’età nella quale le donne oggi decidono di diventare madri si è alzata, questo non significa che si sia alzata l’età nella quale è più sicuro farlo. Più una donna è matura, più ci sono probabilità che la gravidanza non vada a buon fine. Statisticamente è così e va tenuto quindi in considerazione. Questo non significa che questo non possa accadere nel caso di donne giovani, ovviamente. È sempre una condizione da tenere in considerazione, purtroppo. È la natura.

Perché non se ne parla e perché è grave

I motivi dell’omertà legata a questo delicato tema sono gli stessi per cui quando emerge la questione essa fa tanto clamore. Il fatto, per esempio, che Adriana Volpe abbia raccontato la sua esperienza al GF è finito su tutti i giornali, come si può leggere anche su Kontrokultura.it. La Volpe ha raccontato con il cuore in mano la sua triste esperienza di gravidanza non andata a buon fine zittendo tutti i suoi coinquilini all’interno della casa e lasciando tutti i telespettatori con la bocca spalancata e probabilmente gli occhi lucidi.

Comunemente di fronte a questi eventi si resta di stucco come si trattasse di qualcosa di raro e la donna stessa lo vive come un evento anomalo, sentendosi una pecora nera, una diversa con qualcosa che non va, manifestando imbarazzo e un inspiegabile senso di pudore. Questo proprio perché non si parla dell’argomento e perché non lo si guarda con occhio scientifico. Un problema? Sì, perché è una situazione che così com’è vissuta oggi pesa enormemente sulle donne, che potrebbero invece essere aiutate a sentirsi meno diverse e sole se solamente se ne parlasse maggiormente.

Perché capita di abortire: quali sono i fattori di rischio

Sottoporsi ad accertamenti su accertamenti non farà sì che non si verifichino interruzioni di gravidanza perché se deve accadere, accadrà. La metà delle volte non c’è nemmeno un motivo preciso e nemmeno la scienza sa dire con esattezza qual è stata la causa dell’aborto spontaneo. Per il restante 50% le ragioni sono diverse e anch’esse non controllabili. La vita è un piccolo miracolo, ma anche un gioco complesso e difficoltoso a volte: basta una piccola cosa fuori posto per non far quadrare poi il puzzle adeguatamente.

Le cause possono essere fattori immunitari, fattori endocrini, fattori anatomici in egual maniera. Solo il 2-3% degli aborti è dovuto a ragioni genetiche. Anche se di fatto quando un aborto si verifica è il primo pensiero che viene a tutte le coppie. Rara causa di aborto sono anche le infezioni, come le vaginiti. Alla luce di questi dati è chiaro che i motivi dell’aborto non sono da ricondurre a qualcosa di controllabile da parte della madre.