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Vairano Patenora – Dirigente del municipio, Moreno: è abusivo e i debiti pesano sui cittadini

Vairano Patenora – Il consigliere Comunale Raffale Moreno, del gruppo Consiliare Vairano Libera, ha rilasciato delle dichiarazioni riguardo il dirigente del municipio: “Nella seduta di Consiglio comunale di ieri, 7 novembre 2019, si è votato, tra l’altro, il riconoscimento del debito fuori bilancio di Euro 32.534,67 relativo al pagamento dei compensi spettanti agli avvocati Pileggi e Pannone che hanno difeso e fatto vincere il Comune in ben tre giudizi intentati dal dipendente Gaetano Di Nocera il quale chiedeva che venisse riconosciuta la legittimità della qualifica dirigenziale rivestita ma che il Tribunale, prima, e la Corte di Appello, dopo, hanno negato, riaffermando il principio che per accedere nei ruoli dirigenziali di una pubblica amministrazione è necessario superare un pubblico concorso. Questo elementare principio di diritto affermato chiaramente dalla legge (art. 97 Cost. e art. 28 D.Lgs. 165/2001), nonché dalla costante giurisprudenza delle Magistrature superiori non è stato, però, recepito dall’amministrazione Cantelmo, la quale, pur avendo vinto i suddetti giudizi (di cui uno in cui il Di Nocera chiedeva alla comunità addirittura Euro 330.101,05 di risarcimento per danno alla dignità ed alla vita professionale!?!), ha continuato a mantenere il dipendente in questione nella qualifica dirigenziale e ciò sulla base di un verbale di conciliazione stipulato in violazione della legge – e, quindi, nullo – il 14 luglio 2006 davanti alla Direzione provinciale del lavoro di Caserta e malgrado dette sentenze (n. 721/2015 del Tribunale di SMCV; n. 3028/2019 della Corte d’Appello di Napoli; n. 11/2016 della Sezione III Centrale di Appello della Corte dei Conti di Roma) avessero chiaramente sancito che il Di Nocera non aveva diritto a detta qualifica in carenza di superamento del prescritto concorso pubblico, ma, anzi, che egli era giunto alla dirigenza sulla base di “una sequenza procedimentale illecita” (vedi p. 17, cpv. II, della sent. 11/2016 citata). Il Di Nocera, difatti, aveva superato un concorso riservato per Cat. D3 ossia per avvocato-funzionario e non per avvocato-dirigente, divenendo responsabile dell’ufficio legale, del personale e vice segretario. Tuttavia, a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 27 del 1997 (che aveva abolito la figura del procuratore legale), egli pretendeva di accedere automaticamente alla dirigenza pur essendo inesistente il relativo posto nell’organico e pur richiedendo la normativa in materia il superamento di uno specifico concorso pubblico per il relativo accesso apicale. Tale infondata pretesa del Di Nocera veniva respinta, come detto, da numerose sentenze a cominciare da quella della Corte dei Conti campana n. 527/2010 che aveva condannato gli amministratori del tempo al risarcimento di un danno erariale ascendente ad € 36.263,92 e dalle sentenze successive del 2015, 2016 e 2019. In data 3 luglio 2017 ho presentato una mia interrogazione al Sindaco per sapere se, alla luce di dette sentenze, intendesse riportare il Di Nocera nel posto di funzionario D3 di competenza. Ma il Sindaco Cantelmo con nota a sua firma n. 7618 del 27/7/2017 nel respingere la mia richiesta, affermava più volte il falso sia in ordine alla pretesa assoluzione del Di Nocera dall’imputazione a suo carico “perché il fatto non sussiste”; sia in ordine alla mancata notifica della sentenza n° 11/2016 pronunciata dalla sezione III centrale della Corte dei Conti sull’appello alla sentenza n. 1308/2012. Ebbene, sia nel primo che nel secondo caso il Sindaco mentiva, anzitutto perché non vi era stata nessuna assoluzione del Di Nocera, ma una mera sentenza – la n° 1411 del 2009 del Gup Caparco – di non luogo a procedere che è ben altra cosa, trattandosi di una pronuncia di rito che non viene emessa a seguito di dibattimento e, pertanto, non passa in giudicato, quindi, non è suscettibile del divieto del ne bis in idem, per cui, a fronte di fatti nuovi, le indagini potevano sempre essere riaperte, come in realtà è poi accaduto. Nel secondo caso, poi, non era vero che la sentenza n° 11/2016 della Corte dei Conti non fosse stata mai notificata all’Ente essendo ciò avvenuto in data 21 marzo 2016 come da pec pervenutami in data 25 giugno 2019 dalla Procura Generale della Corte dei Conti di Roma. La Corte di Appello di Napoli, adita dal Di Nocera, con la sentenza n° 3028/19 del 14/6/2019 ha confermato la sentenza 721/2015 del primo giudice ed ha, quindi, sancito definitivamente e con autorità di giudicato che al dipendente in parola non spetta la qualifica dirigenziale. Pertanto, dopo essere stato soccombente in tutti i giudizi intentati temerariamente contro il Comune, suo datore di lavoro, il Di Nocera ha continuato e continua a svolgere le funzioni dirigenziali grazie al Sindaco/cugino, percependo un compenso annuo che non si è mai potuto appurare con precisione, ma che è verosimilmente di circa 70.000 euro annui a fronte dei circa 40.000 euro annui, percependo circa 30.000 euro annui in più di quanto gli spetterebbe con l’inquadramento in Cat. D3 e tutto ciò è occultato perché l’amministrazione viola sistematicamente l’obbligo di pubblicare l’esatta retribuzione complessiva del Di Nocera, sancito dalla delibera ANAC n. 586 del 26 giugno 2019. Intanto i contribuenti vairanesi non solo gli stanno pagando l’illegittimo surplus di 30mila euro annui dal 2013, malgrado le sentenze dicano il contrario, ma adesso devono anche pagare ben 32mila euro di compensi agli avvocati: è il caso di dire cornuti e mazziati. Ho proposto alla maggioranza, in sede di consiglio, di riportare il Di Nocera nella spettante Cat. D3 (avvocato-funzionario) e di recuperare quanto gli è stato corrisposto dal 2013 ad oggi a titolo di differenze retributive in più, e con il riveniente risparmio pagare le parcelle agli avvocati Pileggi e Pannone. Ma la maggioranza ha respinto la mia proposta preferendo mantenere il Di Nocera nel ruolo dirigenziale e, intanto, pur di fare cassa per pagare parcelle e retribuzioni illegittime, l’amministrazione Cantelmo impone ai cittadini balzelli su loculi e concessioni cimiteriali, imponendo diritti di segreteria (50,00 euro) e riconcessioni per loculi ai cittadini che hanno smarrito l’originario contratto di concessione (da 800,00 a circa 1.000,00 euro).”

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