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Santa Maria Capua Vetere – Nuovo Tribunale, vecchi problemi

Santa Maria Capua Vetere – Era il 16 settembre 2019 quando in pompa magna è stata inaugurata la nuova sede del Tribunale civile a S.Maria Capua Vetere. Il Tribunale civile ha finalmente avuto un degno sito (la ex caserma Mario Fiore in via Albana), dopo aver subito l’indegna “temporanea” dislocazione, per un ventennio circa, all’interno di due palazzi destinati a civile abitazione in via Santagata, e non si sa come tramutati d’incanto in uffici pubblici. Nuovo plesso, vecchi problemi. A distanza di quasi due mesi dalla inaugurazione, purtroppo, alcune criticità non sono state ancora risolte. L’intero plesso si distribuisce difatti su un quadrilatero, tra piano terra e primo piano. Ed è proprio al primo piano che si notano i primi problemi. Le aule sono ampie e fresche è vero; ma gli avvocati, come al solito sempre penalizzati insieme all’utenza, devono stare in piedi lungo i corridoi, dove non c’è una sedia. E quando si accavallano le giornate di udienza tra aule di giudici frontistanti -che amano stare rinchiusi nelle loro fresche ed ampie stanze- gli avvocati, le parti, i consulenti ed i testimoni, sono costretti a stare accalcati in piedi nei corridoi privi di finestre a volte anche per ore. Alla fine l’aria diventa viziata (i condizionatori non riescono ad assolvere alla loro funzione) e lo spazio per muoversi ritorna angusto come quando si stava nei condomìni in via Santagata. Scrivanie per poter prendere appunti neanche a parlarne. Mancano cestini per i rifiuti e manca pure un distributore automatico di bibite all’interno dell’intero plesso giudiziario. Nel cortile centrale della ex caserma, ben curato nel prato e ben pavimentato, mancano panchine per potersi riposare e posacenere per i poveri residui fumatori incalliti (che neanche dovrebbero farlo all’interno dell’area giudiziaria), i quali naturalmente buttano a terra le loro cicche. Le stanze dell’intero Tribunale sono perfettamente anonime, contraddistinte solo da numeri, da 1 a 91: non c’è una targhetta che indichi se quella stanza sia una cancelleria, un’aula di udienza o un bagno; solo numeri. Non ci sono pannelli informativi per dirigere l’utenza tra le quattro sezioni civili del Tribunale (aule di udienza, cancellerie o funzionari). E così si vedono anime vaganti alla ricerca della quella cancelleria o di quell’aula dove si terrà il loro processo. Una porta che conduce ai servizi igienici della quarta sezione civile è anche stata chiusa (le chiavi le detengono i giudici). E così il Titanic si ripete anche nel nostro Tribunale: ci sono bagni di serie A e bagni di serie B, quasi che i bisogni fisiologici si distinguano tra Autorità Giudiziaria e popolino. E così gli avvocati, ma a maggior ragione i cittadini che si imbattono nel nuovo Tribunale, sono costretti a chiedere all’ingresso tutte le informazioni necessarie all’unico ufficio preposto, altrimenti si va a tentativi approfittando della disponibilità di chi è più informato. Altri problemi irrisolti sono i parcheggi adiacenti agli uffici giudiziari. Non si trova uno stallo gratuito perché tutte, ma proprio tutte le aree a parcheggio nei dintorni del Tribunale civile e penale sono a pagamento. L’enorme area retrostante il nuovo Tribunale, in cui risiedevano campi da calcetto e campo di calcio oltre a numerosissimi posti auto gratuiti (se non fosse per qualche parcheggiatore abusivo), è stata chiusa per ordine del Ministero della Giustizia. E cosissia.   Eppure il sindaco di S.Maria Capua Vetere, che peraltro è anche un avvocato, dovrebbe ben sapere che una quota degli stalli per i parcheggi degli autoveicoli devono essere gratuiti; così prevede una circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti  (prot. N° 1712 del 30.03.2012).  Ma molta gente questa regola neanche la conosce e tutti ancora una volta ad imbattersi in continui disservizi. Ma cosa fa il consiglio dell’ordine a tutela dei suoi iscritti? Sta a guardare, come sempre. Maggioranza ed opposizione si imbeccano l’un l’altro per le solite beghe interne, ma non si preoccupano minimamente dei disagi degli appartenenti alla categoria che, come al solito, continuano a testa bassa a subire. Insomma tutto cambia perché nulla cambi.

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