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Prata Sannita / Piedimonte Matese – Comunità Montana, la guerra del nulla con la fobia del forestiero

Prata Sannita / Piedimonte Matese – La sfida per la comunità Montana del Matese è una sfida per il nulla. Il presidente dell’ente montano sarà una figura che non conterà nulla e guiderà, praticamente, un ente praticamente morto. La contrapposizione che si è snodata in questi giorni rende ben chiara l’idea di come, spesso, politici e amministratori, riescano a dare il meglio di loro stessi su cose che potranno dare un solo risultato: zero.  La battaglia politica che si sta consumando intorno alla comunità montana evidenzia tre aspetti sopra ogni altro: la sconfitta politica di Gennaro Oliviero che, ormai, nel Matese conta davvero pochissimo; l’opportunismo politico degli uomini di Bosco capaci di “sistemarsi” dove più conviene;  il trionfo nel Matese del concetto Leghista-Salviniano secondo cui non deve passare lo “straniero”.
Da giorni, nell’area matesina, tiene banco la questione “Comunità Montana del Matese”, circa l’elezione dei suoi organi direttivi.  I Sindaci del comprensorio che devono procedere a tale elezione, si sono divisi in due opposti schieramenti: il primo costituito dai cosiddetti “Sindaci di Frontiera ” su input del sindaco di Piedimonte Matese, Luigi Di Lorenzo, e che sembra ormai abbia prevalso; il secondo costituito da ciò che era fino a poco tempo fa una maggioranza di centro-sinistra, che ha cercato di trovare, senza successo, un accordo per una guida condivisa. I cosiddetti “Sindaci di Frontiera” – riferimento di chiaro stampo leghista, che fa della paura del “forestiero” l’unica ragione politica – hanno trovato nell’ avvocato penalista Damiano De Rosa, neoeletto Sindaco di Prata Sannita, il riferimento di punta ed è ormai indicato come presidente in pectore dell’ente. De Rosa insieme a Di Lorenzo e ad altri nove sindaci formano una nuova maggioranza compresa tra destra, pseudo-destra o civismi di non chiara natura, ma comunque “riferiti” politicamente, e che, a seconda delle “tendenze più di moda”, migrano altrove. Altrettanto strane e di più difficile comprensione sono soprattutto le vere ragioni che spingono il Sindaco Di Lorenzo ad ideare e sponsorizzare questa operazione. Sicuramente il suo cambiamento di idee e riferimenti politici, partiti dal Pd ed approdati a qualcosa di assai diverso ed opposto. Rimane, però, la domanda: quale sarebbe il  beneficio ricavato per il comune che il sindaco Di Lorenzo rappresenta? La struttura dell’ente montano conferisce, di fatto, tutto il potere ad un presidente che appare piuttosto vuoto di contenuti e la vicepresidenza al membro dell’amministrazione piedimontese, Mauro Martino, il quale, da una facciata di civismo, dopo aver fallito vari auto-accreditamenti verso formazioni di destra più corpose – in particolar modo di area Lega – si dichiara comunque di destra, di quella destra ormai ridotta a ciò che resta di Forza Italia, ovvero “la cosa 2 di Toti”. L’elezione di Damiano De Rosa non sembra, insomma, affatto rispettosa dei proclami e delle invettive per avallare l’operazione del sindaco piedimontese, proclami – ricordiamo – tutti basati sulla ribellione alle spartizioni di “cencelliana memoria”, sullo sfondamento di certe logiche partitiche del passato, nonché sulla assenza di un piedimontese al posto di comando e sulla competenza. Ad un accordo di centro-sinistra tutto politico, si è sostituito un accordo altrettanto politico, di altro ed opposto stampo e più faticoso ancora da raggiungere, rispetto a quello di centro-sinistra, considerando la sequenza di annunci e il rimando continuo della effettiva concretizzazione dell’elezione. L’anormalità di tale accordo è che Di Lorenzo, si accontenta di una vicepresidenza – “carica assolutamente velleitaria” – e molla l’unico posto che conta, ovvero la presidenza, quando sarebbe bastato voltare lo sguardo dal pc o dallo smartphone per incrociare quello del suo vicesindaco Ivan Filetti o del presidente del suo consiglio comunale Gianluigi Santillo, entrambi del territorio, con esperienza e conoscenza dei problemi dell’ente. A loro, sì, quali membri del PD, sarebbe bastato poco per raggiungere la presidenza. Evidentemente la loro appartenenza politica alla sinistra era un handicap insuperabile. Da questa situazione quindi, appare chiaro che: la Sinistra rischia di perdere un’occasione nel tentativo di trovare un soggetto per la presidenza dell’ente in grado di farsi carico dei suoi gravi problemi; il Comune di Piedimonte Matese, nonostante lo sforzo profuso, non ottiene nulla tranne che uno stucchevole sgambetto  alla Sinistra, ma anche alla Destra. Infatti, anche quest’ultima, nei suoi rappresentanti effettivi sul territorio, non è stata in grado di trovare un leader unitario e competente e si vede oggi, rappresentata, da una “persona sopraggiunta” che insieme ai vari, sopraggiunti anch’essi, approfittano senza tanta fatica dell’ enorme vuoto che c’è… Di qua e di là

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