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Come creare un invisibile, la triste storia di Mohammad

Mohammad, senegalese, 42 anni, 3 figli in patria, una casetta dignitosa, non torna al suo paese da 5 anni e non conosce la sua terza figlia. Era così triste quando è venuto al politruck. Gli mancavano i figli, la moglie, la casa. Ma Mohammad non può tornare indietro, non ha i soldi per farlo, non ha avuto fortuna il suo progetto migratorio è fallito e se ne vergogna, non ha più un lavoro e nemmeno un posto dove vivere. Cerca di fare quel che può, vende fiori, sposta cassette di frutta e verdura ai mercati generali quando capita, resta lontano dallo spaccio che oltretutto gli garantirebbe una diversa esistenza, convinto che starne lontano significa non far del male ad altri. E così vive come può, pensa ai suoi figli e quel poco che racimola lo invia alla famiglia. Abbiamo condiviso mezz’ora guardando le foto dei nostri figli, delle nostre famiglie, la mia e la sua. Si è illuminato Mohammad perché nessuno gli aveva mai chiesto di vedere e condividere le foto della sua famiglia. Per me è stato un gesto spontaneo e normale, ma mi ha poi fatto riflettere, mi ha fatto pensare a come un essere umano possa divenire un invisibile. A come una società faccia divenire un uomo un qualcosa che non esiste, che c’è, è vivo ma non esiste.
Eppure, Mohammad un lavoro l’aveva, si dava da fare per la sua famiglia, poi la crisi economica, la fabbrica chiude, aspetta cercando di trovare un lavoro ma termina la disoccupazione, finisce la liquidazione, non può pagare più l’affitto e perde la casa; perde la casa, perde il domicilio, perde il domicilio perde la residenza, di conseguenza perde il medico curante. Passa il tempo, finisce a dormire sotto i ponti, nelle case abbandonate, mangia alle mense e si lava quando può. Ma spera ancora, poi però ci mette lo zampino la legge; in parole povere questa dice che se sei straniero per avere un contratto di lavoro, devi avere un domicilio ed una residenza, con un bel contratto di fitto. Se assumi una persona di origini straniere senza questi requisiti rischi la chiusura dell’attività. Se lo fai lavorare in nero rischi anche la denuncia per immigrazione clandestina per cui infine un datore ci rinuncia, appoggiandosi a canali diversi. Un tempo non lontano, la chiesa, le associazioni, le organizzazioni umanitarie segnalavano le persone con certe difficoltà ed il canale funzionava. Poi la legge, poi un’altra più dura della prima e la situazione è divenuta quella di decine di migliaia di Mohammad.
Facile dire se ne tornino a casa loro, perché così si dice generalizzando. Ma non tutti sanno che neanche questo Mohammed può fare, anche se volesse provare a tornarsene a casa a piedi. E perchè mi chiederete. Perchè se Mohammad volesse farsela a piedi lungo la costa fino a Gibilterra, alla frontiera francese (come già accaduto ed accade ogni giorno) al controllo documenti, ovviamente non in regola non attraverserebbe il confine restando a Ventimiglia. E se provasse dall’Austria? Uguale e uguale se passasse per la Germania, uguale se volesse imbarcarsi su una nave, su un aereo, ovunque sarebbe identica la situazione anche volendo anche avendo i denari per acquistare un biglietto. Il suo permesso di soggiorno è scaduto da anni, scaduti sono i documenti, non è in regola, è per la/le leggi resta un clandestino. Perchè non va alla sua ambasciata? Perchè non serve a nulla, le ambasciate si occupano dei propri cittadini quando questi hanno necessità di protezione internazionale, non quando non hanno un lavoro o sono senza tetto, poichè questa non è una situazione da protezione e rimpatrio e questo vale ovunque e dovunque. Non ditemi che questo è il caso di Mohammad;
Mohammad è l’esempio vivo, eclatante, toccante, ma come detto di Mohammad ne esistono a decine di migliaia, il Progetto Italia di Emergency su Milano ne vede almeno 30 al giorno di identiche situazioni, poi c’è la Caritas Ambrosiana, poi c’è l’Opera San Francesco e via via tutte le organizzazioni che lavorano su Milano. Ma l’Italia non è solo Milano, queste situazioni sono ovunque, nelle città, nei paesi, ovunque, ma non li vediamo, non immaginiamo, non riusciamo a vederli, non vogliamo vederli. E a non vederli è anche la legge, che purtroppo senza volerlo diviene ingiustizia, ingiustizia sociale, e non vede o forse non vuol vedere. (di Sandrino Luigi Marra)

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