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TEANO – Omissioni di atti d’ufficio, scagionato il comandante Di Nardo

teano. Era stato accusato, da un cittadino, di aver omesso di compiere il proprio dovere. Per qeusto era stato denunciato. Ma il comandante della polizia municipale di teano, Antonio Di Bardo – difeso dall’avvocato Marco Andrea Zarone –  ha avuto ragione dal tribunale. Il giudice, infatti, lo ha scagionato da ogni accusa, nonostante l’opposizione all’archiviazione presentata dal querelante. Non lasciano spazio a dubbi la motivazione con cuii il giudice ha disposto l’archiviazione del caso:
“Premesso che, nel procedimento a margine indicato, iscritto a carico di DI Nardo Antonio, per il reato di cui all’articolo 328 c.p., Il pubblico ministero I ha richiesto l’archiviazione; che, in seguito ad opposizione presentata dalla persona offesa dal reato, questo l giudice ha fissato l’udienza prevista dall’art.410 c.p.p.; che all’udienza camerale all’uopo fissata le parti presenti concludevano come da verbale; che anche alla luce delle considerazioni svolte dalla persona offesa nell’atto di opposizione restano condivisibili le ragioni che hanno determinato la richiesta di [ archiviazione;  che, avuto riguardo, alla missiva a firma del denunclante del 10/1/2011 che costituisce il presupposto dell’accusa ed alla quale l’indagato avrebbe risposto con ritardo, essa, più che avere il contenuto di richiesta di un atto proprio dell’ufficio di comandante della Polizia municipale, sembra, piuttosto, avere i connotati di una nota polemica e provocatoria, laddove prima si dice di aver letto gli articoli, che vengono analiticamente riportati nella loro completa formulazione nel seguito della lettera, e poi si chiede al destinatario della missiva se gli stessi siano a sua conoscenza, quasi a dire che sarebbero stati violati; che, in ogni caso, non si individua nella richiesta un Interesse rilevante ai fini della configurabilità del reato di specie, atteso che nella stessa lettera II Lepre ha dimostrato di conoscere ampiamente il contenuto dei citati articoli; che, inoltre, la risposta a quella missiva per le ragioni prima esposte non può considerarsi come un atto dovuto da parte del Pubblico Ufficiale”. Cosìì il giudice ha argomentato la propria decisione. La vicenda nasce qualcheanno fa, quando un cittadino ha evidentemente ritenuto di individuare ipotesi di reato nel comportamento del graduato Capitano Antonio di Nardo e ne ha informato la Procura della Repubblica.  Il cittadino in questione A.L. presentò presso il protocollo del Comune, una richiesta di chiarimenti indirizzata al comandante della Polizia Municipale di Teano volta ad ottenere informazioni circa le modalità di reclutamento dell’ultimo concorso per Vigili Urbani svoltosi appunto nella nostra città. Secondo il ricorrente, ai sensi della legge 241/90 la risposta sarebbe pervenuta oltre i trenta giorni dalla data del protocollo e tra l’altro,  per niente esauriente: Il comandante rispondeva infatti che “egli non svolge funzioni di consulenza per interessi  di privati cittadini e consigliava di rivolgersi ad un ufficio legale”. L’esposto denuncia è stato inviato, per il tramite dei Carabinieri di Teano, alla Procura della Repubblica di S.Maria C.V. e contiene la richiesta di sentire condannare le condotte ed i responsabili individuati  per tutti i reati che eventualmente verranno ravvisati nei fatti esposti. I giudici però hanno confermato la correttezza di Di Nardo.

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