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PIEDIMONTE MATESE – Athena, frattura vertebrale: sabato il convegno del prof. Bartolo

PIEDIMONTE MATESE. Sabato 23 febbraio presso la Casa di Cura Villa dei Pini, il Prof. Marcello Bartolo, primario di Neuroradiologia  IRCSS
Neuromed, terrà un Convegno ECM sulle problematiche attinenti la colonna vertebrale, fratture vertebrali e stenosi lombare, e sulle nuove modalità di trattamento delle stesse. La sintomatologia dolorosa da frattura vertebrale, spiega il Prof. Bartolo, si verifica quando le vertebre si fratturano o collassano, non necessariamente in seguito ad un trauma evidente. A causa della complessa etiologia del “mal di schiena “, le fratture vertebrali risultano spesso non diagnosticate e, di conseguenza, non trattate in maniera adeguata. Il Ministero della Salute ha stimato un numero superiore a 100.000 nuovi casi di frattura vertebrale in Italia ogni anno. Le vertebre possono fratturarsi o collassare a causa della riduzione di tessuto osseo. L’osteoporosi primaria e la menopausa non sono le uniche condizioni responsabili della riduzione del tessuto osseo. La perdita di massa ossea, che comporta maggiori rischi di fratture di questo genere, è determinata anche da patologie concomitanti, quali ipertiroidismo, tumori benigni e maligni, inclusi i trattamenti di chemioterapia e radioterapia. Anche particolari trattamenti farmacologici, quali l’utilizzo prolungato di corticosteroidi, possono contribuire alla riduzione della massa ossea e dunque ad un incremento del rischio di frattura vertebrale. La sintomatologia da frattura vertebrale è riferita come una sindrome dolorosa, improvvisa (acuta) o, talvolta sorda  (cronica). Se si avverte dolore persistente per diversi giorni, è bene recarsi dal proprio medico per determinarne le cause e decidere quali accertamenti intraprendere. È inoltre importante che l’operatore sanitario di riferimento esegua controlli periodici della statura e della postura del proprio paziente. Tale verifica diviene essenziale se in presenza di fattori di rischio, quali l’osteoporosi o sospetta tale. Le fratture vertebrali possono infatti determinare il collasso delle vertebre e, di conseguenza, una diminuzione della statura con alterazione della normale postura. I fattori di rischio sono l’età, il sesso e lo stile di vita. È consigliabile riferire tempestivamente al proprio medico l’insorgenza di dolori insoliti alla schiena. La diagnosi precoce offre infatti maggiori opzioni di trattamento. Mediante l’esame obiettivo e l’esecuzione di accertamenti diagnostici strumentali, quali la radiografia, TC e la RM, è possibile rilevare la presenza di una frattura vertebrale da compressione. Oggi le fratture vertebrali possono essere trattate con un approccio mininvasivo neuroradiologico definito Vertebroplastica, che
consiste nello stabilizzare la vertebra fratturata con inserimento di cemento PMMA nel corpo vertebrale. Un intervento di pochi minuti, previa anestesia locale che concede al paziente sollievo subitaneo. Nuove tecniche di vertebroplastica consistono nell’introduzione di stent in titanio che rinforzano il corpo vertebrale.  L’applicazione dello stent in titanio risolve fratture particolarmente difficili da trattare, quali quelle di origine traumatica in soggetti giovani, garantendo la consolidazione di una nuova e valida impalcatura per la vertebra che regga nel tempo ristrutturando la vertebra e stabilizzando il rachide. La vertebra pertanto risulta essere rialzata, solida e, soprattutto, non dolente. Questo sistema, inoltre, evita il pericolo di fuoriuscita del cemento, riducendo notevolmente la possibilità di complicanze dovute allo stravaso del cemento stesso.  L’intervento, eseguito quasi sempre in anestesia locale, dura circa quarantacinque minuti e permette al paziente una ripresa molto rapida, consentendogli di deambulare senza dolore a sole ventiquattro ore dall’inserimento dello stent, con una degenza media di circa 2 giorni e senza necessità di utilizzare busto ortopedico. Non diversamente da altre patologie della colonna lombare, i sintomi lamentati da pazienti portatori di stenosi del canale vertebrale lombare sono rappresentati da lombalgia e da dolori irradiati (radicolari). Vi è però un sintomo caratteristico delle stenosi del canale vertebrale lombare, denominato Pseudo-claudicatio Spinalis. Si tratta dell’aumento del dolore
irradiato agli arti inferiori dopo che il soggetto abbia iniziato la deambulazione; tale dolore costringe il soggetto ad arrestarsi per trovare
sollievo. La diagnosi di stenosi del canale vertebrale lombare è essenzialmente clinica; i sintomi suddescritti infatti debbono indirizzare il
Curante verso una corretta diagnosi. E’ spesso necessario confermare la diagnosi clinica tramite approfondimenti diagnostici strumentali; tra essi, oltre all’indagine radiografica (primo esame che può fornire però solamente segni indiretti, sebbene importanti), vanno annoverati gli esami di cosiddetta Diagnostica per Immagini (mielografia; TAC; RMN) e gli accertamenti neurofisiologici (ElettroMioGrafia).  In caso di mancata risposta alla terapia farmacologia, conclude il Prof Bartolo, la neuroradiologia interventistica spinale utilizza nuovi trattamenti
mininvasivi che permettono di risolvere la compressione delle radici nervose riducendo di fatto i dolori radicolari.

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