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Casapesenna – Ucciso per errore dalla camorra: Salvini nega il risarcimento alla famiglia

Casapesenna – Pasquale Pagano venne ucciso nel 1992 a Casapesenna. All’inizio si pensò che l’omicidio fosse collegato alla faida di camorra in atto tra il gruppo Schiavone ed i De Falco. In seguito si scoprì che Pasquale Pagano, insieme all’altra vittima Paolo Coviello, vennero erroneamente uccisi per uno scambio di persona. I veri obiettivi dei killer erano Domenico Frascogna ed Alfredo Zara. Nel 2018 è arrivata la conferma della condanna in Cassazione. Matteo Salvini, ha proposto appello per la riforma della sentenza, pronunciata già qualche mese fa, che aveva accolto il ricorso presentato dai familiari di Pasquale Pagano, riconoscendo il loro diritto all’elargizione di denaro in quanto vittime innocenti della criminalità organizzata. Il Ministero dell’Interno, fa appello contro la sentenza. Secondo il Viminale a richiesta di risarcimento andrebbe respinta per la presenza di soggetti pregiudicati in famiglia tra cui il fratello della vittima, che ebbe problemi con la droga 12 anni dopo l’omicidio. Il giudice ribatte: In effetti la parentela non essendo il frutto di una scelta libera del soggetto, non può comportare, al di fuori delle ipotesi tassative previste dal legislatore, alcuna conseguenza negativa per il soggetto neppure in termini di presunzione. E ciò anche in considerazione dell’estrema difficoltà, per l’interessato, di ribaltare una simile presunzione, fornendo la prova negativa dell’inesistenza di rapporti anche criminali con i propri parenti e affini. Molto più ragionevole, pertanto, che tale onere sia addossato al ministero, il quale, attraverso i propri rilevanti mezzi di informazione – ad esempio mediante informative di polizia – ben può accertare l’esistenza in concreto di frequentazioni e rapporti criminali o l’inserimento in ambienti malavitosi, e non limitarsi – come avvenuto nel caso in esame – a riportare le risultanze del casellario giudiziario e dello stato di famiglia delle ricorrenti”. L’avvocato della famiglia Pagano dichiara:  “E’ una sentenza importante, se non si tutela la memoria delle vittime innocenti delle mafie, viene meno anche uno dei pilastri della giustizia e si rischia inoltre, di usare armi fin troppo spuntate contro la criminalità organizzata. Un errore che il Ministero dell’Interno non può permettersi”.

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