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PIEDIMONTE MATESE – Rifiuti, intimidazione contro operatore

PIEDIMONTE MATESE. Tensione sul cantiere dello spazzamento di Piedimonte Matese. Mensilità arrestate e scarsa sicurezza sarebbero alla base della protesta di gran parte dei dipendenti. Qualche addetto, dipendente dell’impresa Bluestar, che voleva, semplicemente, svolgere il proprio dovere è stato intimidito. Per ora sono state tagliati i quattro pneumatici alla sua vettura. Un segnale chiaro per ribadire  che in certi ambienti non si scherza e che certe emergenze, probabilmente, sono frutto di strategie ben precise. Saranno i carabinieri della locale stazione a condurre le indagini sul caso per risalire ai colpevoli dopo la denuncia presentata dalla vittima. Sul cantiere dello spazzamento piedimontese, da qualche tempo, esiste un forte attrito fra la proprietà e gli operatori con ripercussioni sul servizio.
Pochi mesi fa l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vincenzo Cappello, attraverso una ordinanza, affidò  il servizio alla Bluestar.
Vennero garantiti i livelli occupazionali, alle stesse condizioni economiche e contrattuali.  Purtroppo le problematiche che precedentemente pesavano sul cantiere rifiuti piedimontese sono rimaste tali.
Senza nuovi impianti in due anni il sistema di raccolta sarà saturo.
Non c’ è molto tempo per decidere. Anzi, forse è tardi per evitare una nuova emergenza dei rifiuti simile a quelle che hanno intossicato per anni la qualità della vita in Campania (e non sembra ancora risolta ). II problema è che le discariche italiane si stanno riempiendo, e circa metà della spazzatura italiana (il 47% dei rifiuti urbani e il 44% di quelli delle attività produttive) fra un paio d’anni non troverà un luogo dove andare.
Per fare un buon inceneritore con recupero di energia, come quelli di Brescia, Venezia o Milano, servono non meno di quattro anni.«Qualche soluzione si troverà, ma sarà una soluzione momentanea, la solita “emergenza prevedibile”, osserva Pietro Colucci, amministratore delegato della Waste (una delle primarie aziende di servizi ambientali) e presidente di Assoambiente, l’associazione delle imprese private di servizi ecologici aderente alla Federazione confindustriale Fise. Oggi a Roma Assoambiente presenterà la ricerca «Gli impianti di trattamento in Italia», un censimento di tutte le aziende (pubbliche e private) che si occupano di spazzatura e rifiuti.  Quale soluzione? Per Assoambiente la ricetta ha più ingredienti: ridurre la quantità di rifiuti, diffondere la raccolta differenziata, «ma soprattutto decidere ora con scelte prospettiche, con linee guida valide per tutti e messe a punto in modo condiviso tra cittadini, politici imprese, associazioni – afferma Colucci – quali saranno le tecnologie per i prossimi decenni.
E un errore dire no agli inceneritori sperando che gli italiani, spinti dalle necessità, riciclino di più. Il no alle infrastrutture non spinge a trovare una soluzione migliore: spinge all’emergenza». Così oggi l’Italia si trova con appena un 12% di rifiuti bruciati per produrre corrente elettrica contro una media europea del 20%.
Aumenta il riciclo degli imballaggi ( il 651» del vetro, secondo il consorzio Coreve) e perfino degli apparecchi elettrici ed elettronici (il 67% delle imprese separa la sua spazzatura elettronica, secondo il consorzio Ecorit), ma poi la capacità di recupero energetico degli inceneritori è distribuita senza alcuna omogeneità (69,8% al Nord, 14,6% al Centro e 15,6% al Sud) e ciò ne frena l’utilizzo.
Gli inceneritori del Nord lavorano al massimo e non sono sufficienti, mentre altrove sbuffano a mezza potenza. E i rifiuti si accumulano.

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