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RIARDO – Gliottone, era parte attiva durante le intimidazioni

RIARDO. Fra gli arrestati ci sono anche due dipendenti della Mauriello Petroli: Antonio Gliottone e Alfredo Caiamano. Il primo di Riardo (anche se da tempo domiciliato a Caianello), il secondo di Pignataro Maggiore. Secondo l’accusa anche i dipendenti dell’azienda Mauriello partecipavano attivamente alle azioni intimidatorie.
L’indagine ha consentito di accertare come il titolare di una ditta di distribuzione di gpl in bombole, unitamente agli altri indagati, imponesse con l’utilizzo del metodo mafioso, il proprio monopolio nei comuni dell’alto casertano, impedendo alle altre ditte del settore di consegnare le loro forniture. Sono state, inoltre documentate le ripetute vessazioni perpetrate anche attraverso l’uso della violenza sui venditori al dettaglio di gpl, costretti a rifornirsi in maniera esclusiva presso quell’esercizio commerciale ad un prezzo imposto, favorendo, in tal modo, il citato sodalizio criminale.
Le intimidazioni contro l’imprenditore Francesco Miele partono da lontano. Diverse volte, secondo alcune indiscrezioni raccolte in paese, l’uomo sarebbe stato minacciato direttamente o indirettamente. Volevano che smettesse di fare il proprio lavoro, che chiudesse la propria attività. In un’occasione fu minacciato anche un dipendente che il giorno dopo lasciò il lavoro. Lui, Francesco, non si è mai arreso.

Gli episodi di violenza sono numerosi: ai titolari delle aziende concorrenti venivano anche indicati i Comuni in cui operare e quelli, invece, off-limits.
Qualcuno, pero’, per non chiudere l’azienda, ”disobbediva” scatenando rappresaglie come quella che vide vittima un imprenditore titolare di una ditta di vendita al dettaglio di bombole, picchiato con un’asta di metallo e finito in ospedale con contusioni al volto e un polso rotto. Piu’ drammatico e’ il racconto della compagna: ”Nel febbraio del 2012 – dice – mentre ero in auto con mia nipote di 12 anni, di ritorno da Presenzano, fui affiancata da un’altra auto, in cui vi erano Cantile e Mauriello, che mi spinse fuori strada; finii nella scarpata.
A seguito dell’impatto non ho subito lesioni ma ho accusato un forte dolore alla pancia essendo in stato interessante”. ”Alcuni mesi dopo – continua la donna – vennero a casa nostra e dissero a mio marito: ‘Dovete chiudere l’attivita’ perché‚ non ci avete chiesto il permesso altrimenti vi facciamo saltare in aria, noi ti abbiamo avvertito, tutto quello che ti succede è solo colpa vostra’. Si rivolsero poi a me dicendomi: ‘ti tagliamo la lingua perche’ parli troppo’ ”.
Una situazione drammatica che ha visto l’imprenditore e sua moglie opporre il proprio coraggio e la propria determinazione alla malavita organizzata. Per questo loro coraggio hanno l’ammirazione dell’intero paese e di tutte le persone laboriose e oneste.

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