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foto di repertorio

Gioia Sannitica – Uccise il ladro, l’appello accoglie la tesi del difensore: Operaio condannato a 3 anni e 4 mesi

Gioia Sannitica – Uccise il ladro che si era introdotto nella sua casa, dopo la condanna in primo grado (dieci anni di carcere e pagamento di 50mila euro in favore dei familiari della vittima, a titolo di acconto – alla vedova di Dasmir Xhelp)  Giovanni Capozzo, ha ottenuto un fortissimo sconto di pena dai giudici d’appello.  Infatti i giudici napoletani, accogliendo la tesi proposta dall’avvocato Ercole Di Baia, difensore dell’imputato, hanno derubricato il reato da omicidio volontario a omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. E’ stata così cancellata la condanna imposta in primo grado a carico dell’operaio di Gioia Sannitica. I giudici dell’appello hanno inflitto a Capozzi la condanna a 2 anni e 4 mesi per la morte del malvivente e 1 anno di reclusione per l’occultamento del suo cadavere. Alla sentenza sarà proposto ricorso in cassazione, precisa l’avvocato Di Baia, perché si punta alla piena assoluzione. Quella notte morì  Dasmir Xhelpa che era ritenuto una delle menti di un gruppo di banditi  che per lungo tempo terrorizzò l’intero Matese.

 La storia:
Uccise uno dei ladri che si erano introdotti nella sua abitazione, sparò perchè vide un uomo che tentava di entrare nella stanza delle figlie. Giovanni Capuozzo, l’operaio che per difendere la propria casa dall’assalto di una banda di ladri, sparò uccidendo un albanese. La moglie della  vittima si è costituita parte civile. Tutto accadde oltre un anno fa quando Capuozzo scoprì nella sua casa alcuni ladri, uno di loro stava forzando la porta d’ingresso che conduceva alla camera da letto delle due figlie. L’operaio allora imbracciò un fucile e fece fuoco; l’arma era caricata a pallettoni – quelli normalmente usati per i cinghiali – e quattro colpi (ogni cartuccia contiene nove proiettili) avrebbero centrato l’alabanese. Successivamente Giovanni Capozzo,  42 anni,  carica il cadavere su un fuoristrada e lo getta nel fiume Voltrurno. Era il sei luglio del 2012;  Dashamir Xhepa, 39enne di origine albanese, non rientra a casa. I suoi amici indicano alla moglie il luogo dove stavano ribando. La donna presenta denuncia e le ricerche dei carabinieri costringono Capuozzo alla confessione. L’operaio indica il luogo dove aveva seppellito il cadavere e fornisce piena collaborazione alla magistratura. Viene arrestato e per alcuni mesi resta in carcere; poi passa ai domiciliari ed ottiene il permesso di recarsi al lavoro.  L’albanese ucciso a Gioia Sannitica venne già arrestato nel 2005 dai carabinieri di Alife perchè ritenuto responsabile di una serie di furti nell’area del Matese. Tutto faceva supporre che l’uomo era una figura di spessore al punto da guidare gruppi specializzati infurti in appartamenti.  A Gioia Sannitica, piccolo centro ai piedi del Matese, il metalmeccanico non è considerato un assassino ma solo un uomo sfortunato che ha tentato di difendere la propria casa e la propria famiglia. Lui la vera vittima di tutta questa vicenda, commentano i concittadini.

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