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Pietravairano – Appalti truccati, quattro condannati: dovranno restituire quasi 400mila di euro al comune

Pietravairano – La Corte dei Conti ha emesso la sua prima sentenza in merito alla vicenda degli appalti truccati nel comune di Pietravairano. Sono stati condannati a risarcire le casse del municipio l’ex sindaco Dario Rotondo, l’ex assessore Enzo del Sesto, i tecnici Giuseppe Panarello, Giuseppe di Duca e Valerio Mortellaro. Dovranno versare nelle casse del comune poco meno di 400mila euro. La somma più rilevante (oltre 378mila euro) dovrà essere pagata da Del Sesto, Rotondo e Panarello. Gli altri,invece, dovranno versare poco più di 10mila euro. Secondo i giudici della Corte dei Conti il gruppo aveva realizzato “un vero e proprio comitato di affari, costituito in seno all’amministrazione comunale di Pietravairano, dedito da numerosi anni, in modo sistematico, alla mercificazione della cosa pubblica, amministrata e gestita nell’esclusivo interesse economico dei sodali, in spregio dei principi costituzionali di imparzialità, trasparenza e buona amministrazione”.
I giudici partenopei hanno sposato pienamente la tesi della Procura contabile:
“le modalità di gestione della vita politico-amministrativa del piccolo comune dell’alto casertano sono state ampiamente comprovate dalle indagini: il pactum sceleris, tanto grave quanto consolidato, stabilito dalle due figure di vertice dell’amministrazione comunale – il sindaco ROTONDO e l’assessore DEL SESTO -con una coppia di imprenditori dell’agro a versano – ZAGARIA e DI BELLO – ha prodotto una serie di gravissimi illeciti, che hanno profondamente condizionato, fino al punto da sviarla verso scopi estranei alla gestione della cosa pubblica, la vita politico-amministrativa di Pietravairano. Chiaramente delineato è il programma criminoso: condizionare l’assegnazione dei lavori pubblici, fare in modo da aggiudicare le gare ai/o ZAGARIA ed ai DI BELLO (o ad imprese a costoro collegate), gonfiare l’importo dei lavori, così da liquidare importi maggiori di quelli dovuti e garantirsi in cambio la tangente, mettere in atto meccanismi di sovra fatturazione dietro i quali nascondere il pagamento di somme non dovute. Ben chiare sono anche le conseguenze di questo progetto criminoso: quelle cioè di alterare in maniera rilevantissima le regole della libera concorrenza, così da limitare al minimo – o addirittura scongiurare – la possibilità che altre imprese, anche locali, potessero vedersi aggiudicato qualche appalto (di tanto i sodali sono perfettamente consapevoli, non mostrando però alcun tipo di resipiscenza ed anzi beandosi tra loro del fatto di avere eretto una barriera, che non consentiva l’accesso ai lavori pubblici ad imprese diverse da quelle gradite). La divisione dei ruoli è altrettanto evidente: nel contesto associativo operano i due amministratori pubblici che hanno in mano, nella sostanza, la magna pars della macchina politico-amministrativa, gli imprenditori favoriti ed i loro prestanomi, l’impresa familiare compiacente – quella di CERBO Pietro – che garantisce il meccanismo di sovra fatturazione e che, a sua volta, lucra dalla commissione dei reati”.

 

 

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3 commenti

  1. E fanno anche le vittime STI LADRI!!! Hanno rovinato l’immagine ( oltre che i conti) di un paese bello, composto da persone perbene e lavoratori SERI ED ONESTI! In galera.

  2. io sarei curiosa di sapere come abbiano calcolato gli importi da restituire ? ha ha ha

  3. Mi è d’uopo rispondere a questi “Signori Nessuno”, poiché si nascondono dietro finti nickname. Forse manca il coraggio di firmarsi e metterci la faccia, qualora ce l’avessero.Alla Signora IVANA Spagnola, vorrei dire che forse prima dovrebbe imparare a leggere, scrivere e far di conto, visto che negli articoli si parla di RISARCIRE, non di RESTITUIRE. Ma d’altronde la madre dei cretini è sempre incinta