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MARCIANISE – Muore dopo un aborto: 7 le condanne per il decesso di Maria

Marcianise – Distrazioni, negligenza… sono queste le cause che hanno provocato la morte di Maria, la 36 enne deceduta dopo un aborto. E’ iniziato tutto nel 2012 quando Maria Ammirati si reca dal ginecologo Pagano per un intervento di amniocentesi in seguito alla quale la donna inizia a soffrire di dolori addominali. Dolori che la spingono a recarsi presso l’ospedale di Caserta dove le viene diagnosticata una colica renale venendo così dimessa. I dolori persistono, così Maria ricontatta il suo ginecologo e senza visitarla le prescrive dello Spasmex. Il giorno seguente la donna si reca presso l’ospedale di Marcianise dove viene acclarata la perdita di liquido amniotico e la morte del feto. L’infezione crea a Maria una neutropenia che i medici associano ad una presunta leucemia. Una malattia non curabile a Marcianise così la donna si reca nuovamente all’ospedale di Caserta in condizioni gravissime. Secondo il pm nelle due strutture “erano consapevoli dell’intervento di amniocentesi ma diagnosticano prima una colica renale, poi una presunta leucemia. Se avessero fatto immediatamente una cura antibiotica e svuotato l’utero della donna dal feto morto probabilmente avrebbero salvato la vita della ragazza. Si tratta di strutture pubbliche, di ospedali di tutti e di professionisti. Non è possibile – ha tuonato il pm – che nessuno abbia associato lo stato della donna all’intervento di amniocentesi, non è possibile che anche con una diagnosi di colica renale, una diagnosi aberrante, su una donna in stato di gravidanza che lamenta dolori addominali non siano stati fatti approfondimenti”. Per il pm Regine sussiste “il nesso causale tra la negligenza dei medici e la morte della ragazza e non sono convincenti le cause alternative addotte dalla difesa. Lo dimostra il fatto che quello che andava fatto è stato fatto con colpevole ritardo. La ragazza andava liberato dal feto che era l’epicentro dell’infezione. Arriva in ospedale alle 20,15 e viene sottoposta ad una prima visita ginecologica alle 2,30. Materialmente l’espulsione del feto morto viene fatta alle 5,30 prima dell’intervento chirurgico che poi ha avuto un esito infausto. La superficialità di tutti i medici ha causato la morte”, ha concluso il pm. Sono queste le conclusioni del pubblico ministero Regine che ha invocato 4 anni ciascuno per Nicola Pagano, il ginecologo di fiducia della giovane, Maria Tamburro, Maria Golino, Luigi Vitale, Carmen Luigia De Falco, Andrea Fusco e Pasquale Parisi. Una requisitoria lunga, durata circa un’ora, quella tenuta oggi dalla pubblica accusa dinanzi al giudice Orazio Rossi in cui la Procura ha ricostruito accuratamente la vicenda.

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