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Maria Tino e il suo assassino, Massimo Bianchi

DRAGONI – Delitto Tino, parla il difensore di Bianchi: non ci fu premeditazione, né futili motivi

DRAGONI – Ultima udienza, per quanta riguarda le conclusioni, del processo per l’assassinio di Maria Tino. Hanno parlato, oggi, gli avvocati delle parti civili e il difensore dell’imputato. L’avvocato Giuseppe De Lucia, difensore di Massimo Bianchi, ha chiesto ai giudici di assolvere l’uomo in merito al porto abusivo di arma da fuoco e di concedere allo stesso imputato i benefici delle attenuanti generiche. Inoltre il difensore dell’imputato ha chiesto ai giudici di escludere la premeditazione e l’aggravante dei futili motivi. Ora il tribunale dovrà emettere solo la sentenza che sarà letta in aula il prossimo quattro aprile. Nella precedente udienza, il pubblico ministero aveva chiesto la pena dell’ergastolo a carico di Massimo Bianchi, 62enne, che nel luglio 2017 uccise l’ex compagna, Maria Tino di 49 anni, con tre colpi di pistola, nella piazza del paese. Una storia d’amore tormentata quella tra i due, con un epilogo tragico. Una storia iniziata nel 2016 quando l’assassino, Massimo Bianchi, salvò la vita di Maria. Era il 18 giugno del 2016 quando la donna fu colpita dal marito, Angelo Gabriele Ruggiero, con venticinque coltellate. Non sopportava la fine della loro storia d’amore e l’idea che la donna avesse un’altra relazione. Piombò in casa della donna arrampicandosi alla grondaia e la ferì con un coltellino. In quel momento Maria era al telefono con Massimo Bianchi, che sentì le urla della donna. Chiamò la figlia che giunse in casa trovando la 49enne in un lago di sangue ma viva. Un anno dopo, circa, Bianchi ci “ripensa” e uccide a sangue freddo la donna che – diceva e dice ancor oggi – amava.

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