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PIGNATARO MAGGIORE – La politica chiude le sezioni e scappa dalla piazza per chiudersi nei social

PIGNATARO MAGGIORE (di Libera Penna) – Dopo cinquanta anni la politica a Pignataro ha chiuso e abbandonato le sedi, non per uscire in piazza ma per chiudersi nei social. I politici hanno prima abbassato le saracinesche dei circoli e delle sezioni, poi ammainato le bandiere, infine hanno tolto le insegne e consegnato le chiavi. Sono spariti i santini, forse perché i candidati provano pudore nel mettere la loro faccia sulla carta patinata. Lungo le strade cittadine, a due settimane dal voto, è raro imbattersi in qualche volto sorridente appiccicato al muro, che promette più tutto per tutti. Per la prima nella storia nessun candidato potrebbe salire sullo storico “balconcino” in Piazza Umberto. I candidati preferiscono incontrate il loro fans al chiuso nei bar, nelle hall degli alberghi, e i più coraggiosi in qualche teatro. Le campagna elettorali hanno lasciato i loro luogo: la piazza, la strada, le periferie, la fabbrica. Quella in corso non è una campagna low cost e di basso profilo per scelta dei candidati, ma perché povera di contenuti e con evidenti difficoltà dei protagonisti nel connettersi con il mondo reale e con gli elettori, delusi da una politica non in grado di dare risposte a problemi reali delle persone. La politica lontana dalla realtà ha trovato dimora nel virtuale. I social sono pieni di immagini di candidati, di selfie, di slogan riciclati, le bacheche trasudano colla, per i copia e incolla dei post, originali come le banconote di Totò e Peppino. I post sono carichi di odio e di sentenze senza processi per gli avversari. Le soluzioni ai problemi proposte dai candidati hanno la scadenza più breve di uno yogurt e scadranno il cinque marzo. Le soluzione semplici a problemi complessi sono demagogiche e populistiche, buone ad acchiappare like, nella speranza che si trasformino in voti. Come ogni campagna elettorale che si rispetti, anche in questa circostanza, dopo il voto spariranno le soluzioni magiche e resteranno i problemi. La proposta politica è scadente nei contenuti e nei candidati, ma nonostante tutto e tutti, l’unico strumento che gli elettori hanno per cambiare è il voto. In cabina elettorale si può decidere di accendere una fiammella in fondo al tunnel o di schiantarsi contro un treno a fine galleria. Il disincanto dalla politica e la voglia di disertare le urne è tanta, ma votare è un diritto, un dovere, un atto di responsabilità civile a cui non ci si deve sottrarre. Nel segreto dell’urna, dove non c’è nessuno che possa curiosare, nemmeno Dio, si voti in maniera libera e personale. Per accontentare tutti ci sono i like sui social, dove è difficile che si metta a curiosare Dio, ma dove tutti vedono.

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