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Sant’Angelo D’Alife – Palazzo Rivellini “spacca” la giunta Folco: Iannarelli prende le distanze

Sant’Angelo d’Alife – Il catasto cataloga “collabente” il Palazzo Rivellini: cioè è un rudere. In maggioranza è caos. L’assessore Domenico Iannarelli prende le distanze dal resto della giunta. “Confermo quello che ho sempre detto, non sono assolutamente d’accordo con l’acquisto da parte del comune di palazzo Rivellini” – dichiara Iannarelli -, che conclude: “A tal proposito, ho recentemente protocollato presso gli uffici dell’ente una nota con la quale esprimo il mio dissenso in merito all’acquisto dell’immobile, coerentemente con i miei principi e con gli impegni presi con i miei elettori”.
Si tratta di un immobile altamente fatiscente che richiede opere di ristrutturazione radicali e quindi costosissime, più di qualche milione di euro oltre quello in cassa, accantonato grazie all’ex 51, il quale sarà sufficiente a malapena a pagare il prezzo d’acquisto e le numerose parcelle – ultima perizia di qualche mese fa per altri 8 mila euro – che come l’edera si sono fatte largo sui muri del palazzo. Ora è mai possibile che il sindaco Folco e un solo assessore possano decidere una simile operazione proprio a ridosso delle elezioni amministrative? In gioco ci sono milioni di euro. Cifra che già di per sè di questi fa tremare i polsi e se rapportata alla modestia degli asset del bilancio di un piccolo paese potrebbe far saltare tutti gli equilibri patrimoniali, economici e finanziari. Il rischio che si corre é quello di svegliarsi la mattina dopo l’eventuale acquisto del palazzo e da lì in poi attendere molti anni senza poter ricoverare neanche una pecora nel palazzo senza correre il rischio di essere denunciati dagli animalisti. Che la struttura vada messa in sicurezza non ci sono dubbi. E i soldi? Da dove si vanno a pescare? Riuscirà il comune a procurarsi i finanziamenti necessari a fondo perduto cioè senza dover restituire né capitale né interessi? In caso contrario si potrebbe finire inghiottiti dal dissesto. Con già molti altri mutui appostati in bilancio, con rate in continua scadenza da pagare, si capisce che il quadro è già abbastanza a tinte fosche. E il progetto? Esiste un progetto? È lecito impegnare tanti denari pubblici per un’operazione priva di progetto e di natura squisitamente immobiliare? Se la sentono due sole persone “al comando”, anche se sindaco e assessore, di portare fino in fondo tale operazione, tra l’altro neanche troppo condivisa in paese? Se non la legge, almeno il buon senso dovrebbe fermare tale operazione. Ci sarebbe poi l’etica. Nell’arco di oramai cinque anni, gli amministratori hanno evidentemente pensato ad altro ma ora esattamente a 52 giorni dalla fine del loro mandato si affannano per chiudere l’operazione. Tra divisioni e lotte di successione. L’etica suggerirebbe che nel cosiddetto semestre bianco non si perfezionano operazioni straordinarie nel rispetto del nuovo consiglio comunale. Ma anche per l’etica sembra che valga quanto detto per il buonsenso.

 

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