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Franco Mottola, ex comandate caserma carabinieri di Arce

ARCE / TEANO – Omicidio Mollicone, Serena lottò disperatamente: la tragica fine di una ragazza che voleva denunciare gli spacciatori di droga

ARCE / TEANO –  Serena Mollicone lottò con tutta la sua forza per sottrarsi all’aggressione subita in una stanza della caserma dei carabinieri di Arce. Lottò, Serena prima di essere stordita con un pugno, cercò di difendersi da calci, pugni, spintoni. Poi fu scaraventata contro la porta della stanza e questo segnò l’inizio della fine. La nuova perizia racconta, come in un film, la drammatica fine della 18enne di Arce, uccisa nel 2001. Fu uccisa in modo crudele. Serena morì soffocata e non nella caserma dove invece avvenne l’aggressione. È morta in un luogo all’aperto dove le mosche hanno avuto il tempo di sfiorare il viso e dove le formiche hanno attecchito alla pelle dei polpacci. Chi l’ha portata in quel luogo, dopo averle messo del nastro isolante su bocca e naso, credeva di averla uccisa. Quando, una volta tornato o tornati sul posto, gli assassini o l’assassino si sono resi conto che ancora respirava allora, come spiega la dottoressa Cattaneo, si è deciso di infilare la sua testa nel sacchetto e sigillarlo con del nastro isolante. Questo ha ucciso Serena. L’ultimo gesto impietoso di mani vigliacche. La relazione focalizza altri drammatici aspetti che mettono a nudo il grado di sofferenza patito dalla povera ragazza. Gli ematomi sui glutei, sulle braccia, sulle ginocchia ‘parlano’ di una vera e propria aggressione forse compiuta da più mani. Entro il 15 novembre tutti gli accertamenti dei Ris dovranno essere conclusi e gli esiti consegnati alla Magistratura. Solo in quel momento il magistrato darà il nulla osta al rilascio della salma di Serena che dopo un anno e mezzo potrà tornare ad Arce.
Sono tre le persone indagate per quell’efferato delitto.  A finire nel mirino dei carabinieri della Compagnia di Pontecorvo e del Reparto Operativo del comando di Carabinieri di Frosinone,  agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo, comandante provinciale sono stati, su disposizione della Procura, l’ex comandante della stazione di Arce, il maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna. Sono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere

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