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Angela Romano, fucilata quando aveva appena nove anni

Teano / Vairano Patenora – Unità d’Italia. Tutti pronti a festeggiare i carnefici. Nessuno ricorda Angelina: fucilata a nove anni dai bersaglieri

Teano / Vairano Patenora – Anche quest’anno, il prossimo 26 ottobre, andrà in scena la “sfida” fra due comunità – quella di Teano e quella di Vairano Patenora – per rivendicare la paternità (intesa come luogo) dello storico incontro che sancì la conquista del Regno delle due Sicilie, all’epoca fra i più illuminati e fra i più industrializzati d’Europa. Tutti (o quasi) pronti a festeggiare i carnefici, color che senza pietà ebbero il coraggio di fucilare una bimba di appena nove anni, con l’accusa di essere una manutengola (aiutava i briganti). Lei, Angelina Romano, nessuno la ricorda. Meglio stare dalla parte dei vincitori. È sicuramente più conveniente.
È storicamente accertato che quella spedizione di mercenari – guidati da Giuseppe Garibaldi – fu organizzata con l’aiuto degli inglesi e servì, principalmente, per depredare le ricchezze dei Borboni, per portare oro e monete ai Savoia, ormai sull’orlo del collasso finanziario. Basta riflettere sul fatto che, al momento della conquista, l’oro nel Banco Di Napoli era 40 volte quello dei Savoia. Quale ragione migliore per invadere un regno senza alcuna dichiarazione di guerra?
Così il prossimo 26 ottobre due comunità (almeno parte di esse) scenderanno in strada per festeggiare quell’invasione e quel saccheggio; festeggeranno gli invasori che saccheggiarono, e uccisero innocenti, trucidarono bambini, violentarono donne e bruciarono le chiese, in nome e per conto di una Unità fittizia che ha affamato, imprigionato, deportato ed ha costretto intere generazioni, quelle del Sud, ad emigrare in America e in tanti altri paesi d’Europa.
Sono pronte a far festa perché lì (Teano o Vairano, poco cambia) è stata sancita la fine di un regno utopistico per l’epoca (basta ricordare la comunità della seta a San Leucio, o il trattamento di fine lavoro in alcune fabbriche della Calabria).
Sono pronti a festeggiare coloro che smontarono le fabbriche e le portarono al Nord, affamando il popolo meridionale. Sono pronti a festeggiare quel generale Cialdini e i tanti bersaglieri responsabili di gravi azioni di rappresaglia contro la popolazione inerme. Sono pronti a far festa, a sfilare, a mostrarsi fieri e assorti, quasi in preghiera, davanti al monumento della loro infamia, fra suoni di fanfare e inni. Festeggiano quasi come se non fossero essi i figli di quel Sud mortificato dai fatti e dalla storia di cui egli è responsabile. Oppure, forse, non lo sono affatto, perché sono diventati, ormai, figli (perfetti) di una storia bugiarda che insegna, già ai bambini, a rinnegare le loro origini, a vergognarsi di essere nati al Sud. Sin da bambini si viene educati alle bugie storiche a tal punto che, alla fine, le menzogne storiche, ben orchestrate vengono vissute come solenni verità.
Festeggiano quasi come se non fossero figli di quel Sud mortificato dalla storia. Probabilmente, non lo sono affatto. Perché sono diventati, ormai, figli (perfetti) di una storia bugiarda che ti insegna, sin da bambino, a rinnegare le tue origini, a vergognarti di essere nato al Sud. Sin da bambino vieni imbottito di bugie storiche che, alla fine, ci credi veramente e scendi in strada a far festa per ricordare il giorno in cui il tuo essere contadino si è trasformato in “terrone”.
Così, non solo non ricordiamo più di essere figli della Magna Grecia e dell’Impero Romano, ma abbiamo dimenticato anche di essere figli di un Regno fra i più ricchi ed illuminati d’Europa e di dover rivendicare con orgoglio il diritto alla verità storica per tanto tempo nascosta e manipolata in funzione celebrativa. E’ più facile ricordare Garibaldi (come eroe dei due mondi), dimenticando che molti documenti ce lo mostrano, con maggiore verità storica, come un mercenario. Semplicemente un prezzolato mercenario. Falsificare la storia (far storia dalla parte dei vincitori, però,rende in onori, prebende e incarichi) porta a dimenticare che quel Cialdini, a cui si dedicano ancora strade e piazze, ha fatto fucilare in piazza (per dare l’esempio e per rappresaglia) una bimba di appena nove anni, con l’accusa di essere una manutengola. Sì, fucilata dai bersaglieri (gli stessi che oggi sfilano per le nostre strade fra applausi e suoni di fanfara). Era il 03 gennaio del 1862, a Castellammare del Golfo, Romano Angelina, di anni 9, venne fucilata dagli “italiani”, con un’accusa priva di senso, ma salvo era l’onore e il prestigio di un esercito, quello piemontese, che rubava, razziava, stuprava e distruggeva interi villaggi.
E le comunità di Teano e di Vairano, anziché sentire ancora lo sdegno per quanti misfatti commessi da Garibaldi e dal suo seguito, tributerà onori e celebrerà quell’Unità che è di fatto la fonte di tutti i problemi del Sud, quelli di ieri e quelli di oggi. Questo e tanto altro ancora, la “storia ufficiale”, imposta alle masse, non ha mai raccontato. E ancora, oggi, di lei, di Angelina, fucilata a nove anni, non ci si ricorda, per Lei non ci sono feste. Lei è stata uccisa tre volte: la prima dai carnefici piemontesi per mano dei bersaglieri “italiani”  (gli stessi che oggi sfilano per le nostre strade fra applausi e suoni di fanfara; la seconda dalla storia, quella ufficiale; la terza da coloro che continuano a festeggiare i conquistatori piemontesi. Festeggiare il 26 ottobre interessa solo a Teano e Vairano, nessun capo di Stato, nessun primo Ministro, nessuna autorevole personalità istituzionale è mai venuto dalle nostre a parti a dire: “qui è nata l’Italia”. Al massimo ci hanno “concesso” qualche figura minore, tipo qualche sottosegretario. E questo rende tutto, ancor più, molto triste.

 

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un commento

  1. Finalmente!!!!!