Caserta – La scuola dovrebbe essere il fulcro di una società migliore, dove si dovrebbe insegnare, oltre le materie previste, soprattutto legalità, lealtà e senso civico. Invece, purtroppo, la realtà è ben diversa. Salvo rare eccezioni, sin dalle elementari i piccoli alunni imparano a “destreggiarsi” in modo “diverso” dalla meritocrazia. Imparano, sin da piccoli, che, ad esempio, la semplice conoscenza di una maestra, da parte dei genitori, può cambiare molto la valutazione sulla resa dell’alunno. E man mano che si cresce e si prosegue negli studi le cose peggiorano. Arrivi all’esame di maturità – e qui si potrebbe citare qualche clamoroso caso capitato in qualche scuola “importante” di Vairano Scalo – vedi alcuni tuoi compagni di classe (che in tutti i nove mesi non hanno mai preso una sufficienza, non hanno mai fatto una interrogazione orale) essere promossi quasi con il massimo dei voti. Poi, però vedi che gli stessi dirigenti scolastici si riempiono la bocca di legalità e trasparenza, organizzano convegni sul tempo della legalità, partecipano a tavole rotonde. Insomma delle perfette noci con il “pappicio” dentro: totalmente vuote. Ma soprattuto fortemente dannosi per la formazione delle giovani generazioni.
Quando sette docenti universitari vengono arrestati per corruzione e numerosi altri vengono indagati nell’ambito della stessa inchiesta perché truccavano concorsi per spartirsi cattedre universitarie;
quando vedi che la stessa indagine coinvolge docenti delle università di diverse regioni italiane (escludendo così la localizzazione di Lombrosa memoria);
quando realizzi che il luogo dove dovrebbe essere insegnata legalità e meritocrazia è invece quello dove spesso capisci che le “scorciatoie” rendono meglio di anni di impegno;
allora capisci le ragioni per cui la società è così marcia. Soprattutto capisci che per risanarla – quella società malata – ci vorrà del tempo, tanto tempo e soprattutto tante generazioni.
Anche un professore della “Luigi Vanvitelli” di Caserta tra i sette docenti arrestati questa mattina dalla Guardia di Finanza di Firenze e posti ai domiciliari per corruzione, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Firenze, che indaga su una presunta spartizione di cattedre universitarie di diritto tributario.
In manette sono finiti Guglielmo Fransoni, tributarista dello studio Russo di Firenze e professore a Foggia; Fabrizio Amatucci, professore all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli’; Giuseppe Zizzo, professore dell’Università ‘Carlo Cattaneo’ di Castellanza (Varese); Alessandro Giovannini, professore dell’Università di Siena; Giuseppe Maria Cipolla, professore dell’Università di Cassino; Adriano Di Pietro, professore dell’Università di Bologna; Valerio Ficari, professore ordinario all’Università di Sassari e supplente all’Università Tor Vergata di Roma.
I docenti interdetti sono Massimo Basilavecchia, Mauro Beghin, Pietro Boria, Andrea Carinci, Andrea Colli Vignarelli, Roberto Cordeiro Guerra, Giangiacomo D’Angelo, Lorenzo Del Federico, Eugenio Della Valle, Maria Cecilia Fregni, Marco Greggi, Giuseppe Marino, Daniela Mazzagreco, Francesco Padovani, Maria Concetta Parlato, Paolo Puri, Livia Salvini, Salvatore Sammartino, Pietro Selicato, Thomas Tassani, Loris Tosi, Francesco Tundo.
I docenti per i quali il gip del Tribunale di Firenze si è riservato la valutazione dell’interdizione all’esito dell’interrogatorio sono: Augusto Fantozzi, Andrea Fedele, Giovanni Eugenio Marongiu, Andrea Parlato, Pasquale Russo, Francesco Tesauro, Carlos Maria Lopez Espadafor.
Nell’inchiesta, che riguarda tutto il territorio nazionale, risultano indagate complessivamente 59 persone. Secondo quanto spiegato, le indagini sono partite dal presunto tentativo da parte di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore, candidato al concorso per l’abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore del diritto tributario, a ritirare la propria domanda, allo scopo di favorire un altro ricercatore, in possesso di un curriculum notevolmente inferiore, promettendogli in cambio l’abilitazione nella tornata successiva. Le indagini, spiega la GdF in una nota, hanno consentito di accertare “sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario”, – alcuni dei quali pubblici ufficiali poiché componenti di diverse commissioni nazionali nominate dal Miur -, finalizzati a rilasciare abilitazioni “secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori”, per soddisfare “interessi personali, professionali o associativi”. Questa mattina i finanzieri hanno eseguito oltre 150 perquisizioni domiciliari in uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali. Per 7 docenti che figurano tra gli indagati il gip Antonio Pezzuti si è riservato la valutazione circa la misura interdittiva dalla professione all’esito dell’interrogatori
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