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PIEDIMONTE MATESE / SANT’ANGELO D’ALIFE – Istituto Falcone e disabili trascurati, insegnante punita per aver difeso i più deboli. Presto la sentenza

PIEDIMONTE MATESE / SANT’ANGELO D’ALIFE – Per l’istituto Giovanni Falcone di Piedimonte Matese potrebbe presto arrivare una ulteriore “mazzata”. Questa volta, dal Tribunale del Lavoro al quale la docente Maria Assunta Dell’Ungaro aveva presentato ricorso contro il provvedimento di sospensione dall’insegnamento per tre giorni. La vicenda è strettamente connessa a quella che ha avuto il suo epilogo qualche giorno fa con la sentenza emanata dai giudici della sesta sezione del Consiglio di Stato che ha confermato in toto la precedente sentenza del Tar condannando l’istituto Falcone per non aver assegnato ad un alunno disabile il monte ore di cui aveva bisogno e per non aver provveduto alla redazione del relativo Pei. La “colpa” della docente Dell’Ungaro era stata quella di aver semplicemente chiesto il rispetto delle regole e il ripristino di una condizione di legalità che all’interno dell’istituto sembravano essersi smarriti.
Nel mese di maggio del 2013, il consiglio di interclasse dell’istituto aveva deciso la bocciatura per un alunno diversamente abile (avete letto bene!) che frequentava la prima classe della scuola primaria presso il plesso di Sant’Angelo d’Alife. La docente Dell’Ungaro aveva chiesto agli organi competenti maggiori informazioni circa le motivazioni che avevano determinato tale decisione contestando sia le motivazioni sia la decisione stessa. La docente, che non aveva esitato a esternare pubblicamente quanto stesse accadendo, venne punita dalla allora dirigente – professoressa Maria Elisabetta Ricciardelli – che con nota del 27/01/14 contestò alla Dell’Ungaro una serie di addebiti, tra i quali quello di aver danneggiato l’immagine della scuola e la professionalità della dirigente violando un fantomatico codice di comportamento.
Evidentemente, alla dirigente interessava maggiormente fornire una immagine pura della propria stessa figura che prendere in considerazione le contestazioni mosse dalla docente la quale aveva semplicemente avuto il coraggio di evidenziare una circostanza che in quel momento rischiava di mettere in discussione – in questo caso realmente – la missione stessa della scuola in senso lato. La dirigente, in parole povere, antepose l’apparenza alla sostanza. Ma quali interessi possono arrivare a spingere una dirigente ad accanirsi contro alcuni alunni disabili?
Quali reali motivazioni sottendono quanto si è consumato negli anni 2013 e 2014?
E soprattutto, quale ruolo hanno giocato in questa triste vicenda alcune docenti  arrivate addirittura al punto di bocciare un disabile?
Tutte risposte che potrebbero trovare una risposta soltanto attraverso una indagine interna che possa realmente far luce sulla vicenda visto che non è la prima volta che l’istituto Falcone viene condannato dei giudici sul tema della mancata tutela di alunni disabili. Ora, dopo l’ultima bocciatura arrivata dai giudici della sesta sezione del Consiglio di Stato, potrebbero questa volta essere le toghe del tribunale del lavoro a pronunciare una nuova sentenza di condanna nei confronti dell’istituto Falcone. Anche perché pare che del codice di comportamento al quale la dirigente all’epoca faceva riferimento non vi sia traccia alcuna. Anzi, l’unico atto ritrovato è stato soltanto un verbale del collegio dei docenti della scuola dell’infanzia, primaria e C.T.P. del primo circolo didattico “G. Falcone” di Piedimonte Matese, datato 30/11/2010. Ma perché quel codice non risulta mai essere stato affisso?  O comunicato ai docenti?
E in più, in quel caso si faceva riferimento ad un codice di disciplinare e non di comportamento dei dipendenti. A tal riguardo, la dirigente Ricciardelli pare che non abbia fornito alcuna prova di tale documentazioni prima della notifica della contestazione degli addebiti alla docente Dell’Ungaro. Ma tutto questo, che giocherà un ruolo importante in sede di giudizio, non scalfisce di un’oncia quello che è l’aspetto più tragicomico in questo desolante scenario: dopo queste sentenze di condanna chi di dovere capirà fino in fondo che l’unica scelta sensata sia quella di affrontare il tema della disabilità con amore e buon senso? E soprattutto a stare lontana da chi potebabilmente ha giocato un ruolo determinante orientando scelte sbagliate punite dalla legge, ma soprattutto bocciate dalla morale e dall’etica.

 

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