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Sessa Aurunca/Baia Domizia – La pineta di Baia Domizia sta morendo: il Dott. Ceparano ci aiuta a capirne le cause.

Sessa Aurunca/Baia Domizia (di Armando Cappelli) – Come tutti sappiamo, Baia Domizia è un’enorme pineta ma nel corso degli ultimi anni qualcosa non va: i pini si stanno ammalando e in pochi se ne accorgono. Passeggiando per Baia in questo periodo, si possono vedere pini spezzati, secchi o privi di getti apicali ma, fortunatamente, la maggior parte di questi sono in buona salute. I pini di Baia Domizia sono censiti e protetti, quindi ogni pino abbattuto per ragioni di sicurezza viene immediatamente sostituito da un altro pino che a sua volta si ammala. E’ la cosa giusta da fare? e soprattutto perché stanno morendo? Ci viene in aiuto il Dott. Giuseppe Ceparano, stimato agronomo ed imprenditore locale, titolare dell’azienda agricola Vitis Aurunca. Innanzi tutto il problema dei pini non viene dalla processionaria, rara a Baia Domizia a tal punto da costituire solo piccola parte del problema per i pini; la colpa è della cocciniglia che attacca la pianta dall’esterno indebolendola e del successivo insediamento di crittogame che attaccano dall’interno, ostruendo i canali linfatici e facendo morire la pianta soffocata dalla sua stessa resina. La disinfestazione da cocciniglia con pesticidi non è possibile perché gli alberi si trovano in ambiente urbano abitato, mentre curare il pino dal fungo non solo è molto costoso ma non ne assicura il risultato. Per capire bene perché i pini sono sotto l’attacco dei parassiti dobbiamo tornare indietro di molti anni e partire dall’inizio. La zona in cui sorge Baia Domizia era ricoperta dalla macchia mediterranea costituita da piante basse sulla costa che via via venivano sostituite da piante più alte procedendo verso l’entroterra in modo da poter deviare il vento marino verso l’alto come una sorta di deflettore naturale. Le piante erano molto resistenti e adattate all’ambiente nel corso di migliaia di anni. La macchia era sostanzialmente costituita da essenze profumate e gradevoli disposte in sequenza dalla più bassa alla più alta: Ginepro coccolone, Lentisco, Fillirea, Mirto, Alloro, Leccio. Come si può notare, la natura aveva deciso che il pino non era il più idoneo. Durante il periodo delle bonifiche fasciste, che hanno portato alla distruzione della macchia mediterranea, Mussolini aveva bisogno di fissare le dune ed il terreno in modo rapido. Da qui la scelta del Pino. La varietà di pino scelta fu il Pino domestico, quello alto parecchi metri e “a forma di fungo” che oggi vediamo a Baia Domizia. Ma la natura ha le sue regole e l’intervento dell’uomo non è stato gradito, così i pini, come esclusiva forma di vegetazione, sono stati per anni sotto il costante attacco dei parassiti riuscendo a resistere fin quando erano giovani ma ora, invecchiando, non ne hanno più la forza. Come per tutte le cose, bisogna osservare ciò che sta accadendo sotto diversi punti di vista, perché se da quello di un profano può sembrare un problema, da quello di un agronomo è un’opportunità per ripristinare la macchia mediterranea con i suoi colori e profumi. La profilassi è semplice e non porta costi aggiuntivi: pulizia e potatura dei pini ancora vitali, abbattimento dei pini morenti e morti, sostituzione dei pini con altre essenze della macchia rispettando la successione delle piante così come decisa dalla natura. Evitare di impiantare altri pini nelle zone dove è diffuso il patogeno e/o essenze esotiche infestanti come gli eucalipti sebbene possa essere valido, per la difesa dai venti salmastri, è possibile l’inserimento di qualche Tamericio. Ovviamente sembra tutto semplice, ma non lo è. Per effettuare questo cambiamento, ripristinando ciò che era in origine, c’è bisogno di una forte sinergia tra i vari enti che operano sul territorio e una presa di coscienza tra i proprietari degli immobili e delle piante. Sarebbe auspicabile un “Regolamento del Verde” come già fanno alcuni comuni del Nord Italia.

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