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ALIFE/ DRAGONI / PRESENZANO – Elisir, donne usate come macchine da sesso: 13 sotto processo. Tutti i nomi

ALIFE / DRAGONI / PRESENZANO –  Elisir era il locale notturno lungo la provinciale Alife – Piedimonte Matese in cui alcune donne venivano usate come macchine da sesso. Povere sventurate – alcune per mero bisogno economico – erano costrette ad avere decine e decine di rapporti sessuali ogni notte con dedine e decine di sconsociuti, giunti da diverse regioni d’Italia. Per quei fatti, davanti al giudice sono finite tredici persone:

Luciano Sgambato (Dragoni)
Pietro Maenza (Presenzano)
Emine Smail (Presenzano)
Pasqualino Di Nuzzo (Pietramelara)
Giuseppe Fallarino (Vasto)
Maria Saveria Brattoli (Vasto)
Svitiana Oshkina (Acerra)
Raffaele Flocco (Giugliano in Campania)
Vasyl Sydoruk (Melizzano)
Michele De Martino (Castel Volturno)
Salvatore Vicidomini (Salerno)
Oksana Romaso (Bacoli)
Vincenzo Rossi  (San Vittore del Lazio)

Un locale notturno trasformato in un luogo di incontro per consumare rapporti sessuali e per soddisfare le esigenze più intime dei clienti maschili  e femminili. Donne sfruttate costrette per poche decine di euro a ripetuti rapporti intimi con numerosi clienti. Centinaia gli “utenti” finali identificati nel corso delle indagini. La parte consistente dei guadagni finiva nelle tasche degli organizzatori. Tredici persone sono sotto processo per i fatti accaduti nell’area del Matese alcuni anni fa. Fra loro quattro sono donne e tutte hanno un ruolo attivo nell’organizzazione. Fra coloro che sono finiti davanti al giudice ci sono anche imputati di Pietramelara, Dragoni, Presenzano, Alife e  Piedimonte Matese. I gestori del club sono accusati, fra le altre cose, di aver indotto, favorito e sfruttato la prostituzione di diverse donne. Organizzavano gli incontri, contattavano ragazze coordinavano le attività dei collaboratori, riscuotevano l’importo dei clienti e successivamente pagavano le donne per le prestazioni rese. Attraverso una serie di annunci su giornali e riviste il club era sempre pieno, i clienti arrivavano anche dalla Puglia dal Lazio dalla Basilicata. L’inchiesta che ha condotto al processo parte dalla denuncia, presentata ai carabinieri della compagnia del Matese, da una donna – Anna Maria – che per mesi era stata costretta a prostituirsi all’interno del Club.

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