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ALIFE / CASERTA – Il governo Decreta: in Campania servono impianti di biodigestione

ALIFE / CASERTA – Biodigestore, il decreto sblocca Italia del 7/03/2016, pubblicato in GU ufficialmente in data 19 aprile 2016, sancisce il fabbisogno di impianti di trattamento dei rifiuti organici per singola regione. Una materia in cui la Campania ha la maglia nera, insieme con Lazio e Sicilia.  La Campania in particolare ha un fabbisogno residuo che sfiora le 900.000 tonnellate/anno, con una capacità attuale trattata di poco superiore a 98.000 tonnellate/anno (circa il 10%) distribuita su 5 impianti (1 solo in provincia di Caserta, esattamente a Villa Literno da 18.000 tonnellate/anno, contro un fabisogno di oltre 160.000 tonn/annu). Il Consiglio dei Ministri ha approvato, lo scorso marzo, misure per la realizzazione di un sistema adeguato e integrato di gestione della frazione organica dei rifiuti urbani. Solo cinque Regioni sono risultate già pienamente dotate delle strutture necessarie (Valle D’Aosta, Veneto, Friuli, Umbria e Sardegna). Tutte le altre devono realizzare impianti idonei per lo smaltimento e il riciclo della frazione umida. Anche in Campania servono impianti di compostaggio e biodigestione, guardando ai target fissati dalle politiche comunitarie, che puntano al 50% di riutilizzo e/o riciclaggio entro il 2020 per i rifiuti provenienti da nuclei domestici (ivi compresa, ovviamente, la frazione organica degli rsu, vale a dire l’umido).
La stima del fabbisogno teorico di trattamento dell’organico da differenziata è stata effettuata identificando su base empirica la necessità di soddisfare una forbice compresa tra i 110 ed i 130 kg annui per abitante per raggiungere gli obiettivi di legge del 65% di recupero (per poi essere riadattato in quei territori in cui il dato risultasse basso rispetto alle statistiche di produzione, quali Lombardia, Umbria, Lazio, Abruzzo e Campania). Per quanto riguarda, invece, l’impiantistica esistente a livello metodologico il Ministero dell’Ambiente ha dovuto provvedere ad incrociare e livellare i dati Ispra con le comunicazioni delle singole Regioni. Attesa al varco nei prossimi mesi la Campania, prima in classifica per produzione annua di umido “senza casa” da destinare a trattamento, con stime tra le 767 e le 884mila tonnellate, che dovrebbe pubblicare prossimamente il suo nuovo piano.
Ricordiamo che la gestione dei rifiuti organici in Campania è un buco nero che ogni anno inghiotte decine di milioni di euro. Nel 2014 ce ne sono voluti poco meno di 100 milioni per spedire a trattamento fuori regione la forsu, frazione organica da rifiuto solido urbano. Altri 20 milioni se ne sono invece già andati in sanzioni europee, ma la cifra potrebbe raddoppiare a breve. Curiosamente, 20 sono anche i milioni che occorrono per costruire il  biodigestore di Alife da 30 mila tonnellate di Forsu e 15 mila di agroindustriale. In Campania, però, non se ne costruiscono. Così, senza impianti, le buone pratiche di raccolta stentano a tradursi in benefici ambientali ed economici per la collettività. E i soldi, quelli della quarta tassa rifiuti più alta d’Italia (stime Confartigianato), finiscono in buona parte nel pozzo senza fondo dei trasporti fuori regione.

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