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PIEDIMONTE MATESE – AREE INTERNE, PRATO: IL DESERTO AVANZA NELL’ALTA TERRA DI LAVORO

PIEDIMONTE MATESE (di Adriano Prato) –  A dicembre 2012 è stata lanciata la “Strategia Nazionale per le Aree Interne” (SNAI). Le “Aree Interne” vengono individuate in quelle: a) significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute, mobilità); b) dotate di importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali ed umani) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere); c) profondamente diversificate, per sistemi naturali ed a seguito di secolari processi di antropizzazione. E’ stata quindi costruita una mappa nazionale, che, secondo i criteri di cui innanzi individua circa quattromila Comuni con una media di tremila abitanti ciascuno. La strategia individua perciò dette aree interne non solo in base alla distanza dai grandi centri ma anche in funzione del processo di marginalizzazione che hanno subito dal secondo dopoguerra, processo segnato dal calo della popolazione, dalla riduzione dell’occupazione e dell’utilizzo del territorio, dall’offerta calante di servizi pubblici e privati, dai costi sociali (quali il dissesto idro-geologico e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico). Ebbene, con delibera di Giunta n. 600/2014 la Regione Campania ha assunto le prime determinazioni in ordine alla Strategia nazionale per le Aree Interne approvando la perimetrazione e l’elenco dei Comuni di sole quattro Aree Interne: Alta Irpinia (province AV-BN, area pilota), Cilento Interno (province SA-NA), Tammaro-Titerno (provincia BN), Vallo di Diano (provincia SA). Indi la delibera approva il quadro delle Aree interne con l’assegnazione finanziaria per fondi FERS, FSE e PSR. I programmi operativi regionali per la programmazione 2014-2020 –inviati alla Commissione Europea- già includono la strategia SNAI predetta.  Dobbiamo a questo punto ricordare a noi stessi che la strategia SNAI si propone di promuovere il benessere pro-capite dei residenti e l’incremento dei processi produttivi. Va anche ricordato che il fondo FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) è previsto a salvaguardia dei posti di lavoro, degli investimenti nelle infrastrutture, dello sviluppo locale e a favore delle piccole imprese; il fondo FSE (Fondo Sociale Europeo) è previsto a salvaguardia dell’occupazione ed è pari a dieci miliardi di euro l’anno; il fondo PSR (Programmi di Sviluppo Rurale) è previsto a salvaguardia dello sviluppo agricolo, delle risorse naturali e del clima, della creazione e difesa dei posti di lavoro.  Sorge quindi spontanea la domanda: come mai la Giunta regionale campana ha completamente negletto l’Alta Provincia di Caserta? Forse i Comuni casertani del Montemaggiore, del Matese e di Roccamonfina, non rientrano nelle caratteristiche previste dalla strategia SNAI? Invece no! Moltissimi Comuni interni del casertano, soprattutto quelli dell’Alta Terra di Lavoro, rientrano perfettamente in tale ipotesi strategica! Ed allora la risposta non può essere che di ordine politico: siamo stati messi fuori! E questa esclusione -per chi volesse sostenere una successiva inclusione dei Comuni dell’Alta Provincia di Caserta nella strategia SNAI- durerà a lungo e quantomeno fino al 2020!  Ma vi è di più! Il prevalere nelle aree interne dei Comuni di piccole dimensioni implica un’organizzazione associata e/o consorziale dei Comuni medesimi, che è requisito indispensabile per l’organizzazione dei servizi sul territorio. L’associazione tra i Comuni può assumere forme ed ampiezza diverse a seconda della natura del servizio preso in considerazione. Lo strumento per l’attuazione della Strategia d’area tra Stato centrale, Regione e Comuni è l’APQ (Accordo di Programma Quadro). La strategia di intervento si concentrerà sulle seguenti tematiche: tutela del territorio e comunità locali; valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile; sistemi agro-alimentari e sviluppo locale; risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile; saper fare e artigianato.  Oltretutto la Strategia nazionale per le aree interne è finanziata sia da fondi europei sia da risorse di bilancio ordinario: sarebbe a dire che alle aree escluse non competerà proprio alcun finanziamento atteso che le risorse saranno dirette ai Comuni, anche associati, inclusi nel piano strategico SNIA.  Ciò considerato è immediata la constatazione che tutto il sistema politico locale ha trascurato il meccanismo di studio della Strategia, le necessità delle aree interne dell’Alto casertano, l’individuazione dei relativi problemi, l’elaborazione delle soluzioni e la ricerca del finanziamento degli interventi.  Non siamo più Sanniti, non siamo più Romani, non siamo più Borboni, e -a seguito della cosiddetta “truffa dell’Unità d’Italia” che ha privato il Meridione di tutte le sue ricchezze- più alcuno ci ha assicurato la sopravvivenza e la possibilità di sviluppo nelle nostre aree interne casertane, al punto da trascurarci anche quali Italiani e Cittadini campani. Quindi è vero: il deserto avanza nell’Alta Terra di Lavoro.  Meraviglia, quindi, l’assoluto silenzio dei partiti politici, dei sindacati, delle associazioni locali, dei sindaci, dei consiglieri regionali e dei parlamentari casertani, nonché della stampa e dei blog locali e provinciali. Il deserto quindi avanza in un oceano di silenzio e di indifferenza.

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un commento

  1. Sono Sannita e Borbone e nessuno mi farà diventare Garibaldini o finocchio savoiardo e me ne fotto dell’unità ottenuta con le stragi, gli stupri e la tortura.

    W O’ RRE’1