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Pasquale Savanelli (a dx) è stato condannto a 30 anni di carcere per l'assassinio di Gennaro Galdiero (a sx)

CAIANELLO / TEANO / SESSA AURUNCA – Delitto Galdiero, la sentenza: 30 anni di carcere a Savanelli

CAIANELLO / TEANO / SESSA AURUNCA – Il giudice ha emesso la sua sentenza contro Pasquale Savanelli, reo confesso dell’omicidio di Gennaro Galdiero. Trenta anni di carcere per Savanelli e il pagamento dei danni agli eredi. Galdiero e Savanelli erano soci e amici, ma – secondo il giudice – l’assassino aveva pianificato quell’azione. Per questo, ha stabilito il giudice, si è trattato di omicidio volontario premeditato. Ora i legali del condannato potranno attendere il deposito della sentenza per fare ricorso in appello. Secondo la sentenza Pasquale Savanelli aveva pianificato il delitto già da alcuni giorni. L’inseguimento e l’esecuzione di Gennaro Galdiero – al termine di un pranzo – fu il naturale epilogo di un piano che, probabilmente, l’assassino aveva nella mente da tempo. Savanelli possedeva una pistola a tamburo che può sparare sei colpi. Quel giorno la portò con se carica e pronta all’uso. La tenne sempre a portata di mano. L’azione di Savanelli portò all’esplosione di sei colpi (cioè l’intero caricatore a disposizione). Solo tre andarono a segno, gli altri, nonostante la distanza ravvicinata, mancarono il bersaglio. Dei sei colpi esplosi solo tre bossoli sono stati ritrovati all’interno dello stesso caricatore dell’arma. Gli altri tre colpi sono spariti e Savanelli non ha mai dato spiegazione del loro destino. Per le parti civili questo è un ulteriore elemento che proverebbe la fredda determinazione di Savanelli nell’attuare sia il delitto che il successivo piano per confondere le indagini e per far credere di aver agito in preda alla follia. La sequenza e l’intervallo con cui vennero esplosi i colpi farebbero supporre che l’assassino non avrebbe agito d’impulso. Infatti il tipo di arma e la distanza fra un l’esplosione di un colpo e quello successivo lascerebbero intendere una terribile determinazione da parte di Savanelli nel portare a compimento il proprio piano. Gli spari, avrebbe fatto rilevare durante il processo la difesa delle parte civili, non sono in rapida successione; bensì ad intervalli quasi regolari fra l’uno e l’altro. Quasi come se l’assassino prima di sparare il colpo successivo constatasse l’effetto di quello sparato in precedenza. La furia di Savanelli non si sarebbe fermata nemmeno davanti all’implorazione della vittima. Quando Galdiero, infatti, vide avanzare il suo socio con la pistola fra le mani tentò di convincerlo a desistere: Pasquale che fai? Fermati! Sei impazzito! Ma Pasquale non si fermò. Poco fa la sentenza del processo di primo grado con la condanna di Savanelli a 30 anni di carcere.

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