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CELLOLE – Omicidio Passero, fu delitto di Camorra: il racconto del pentito Celardi

CELLOLE – La morte di Antonio Passero fu omicidio di camorra. Passero, 38 anni, fu investito e ucciso il 20 marzo del 2012 nei pressi del ristorante «Il Gabbiano» di Cellole. Durante la prima udienza del processo d’appello, ieri, a carico di Carmelo Arcieri, unico imputato per omicidio, il procuratore generale Antonio Iervolino ha depositato un verbale di dieci pagine con le dichiarazioni, rese lo scorso 6 marzo al magistrato dell’Antimafia di Napoli, del collaboratore di giustizia Cosimo Celardi, 50 anni, ex affiliato al clan «Gagliardi Fragnoli», attivo sul Litorale Domitio. Le dichiarazioni del pentito sono state consegnate al presidente del collegio giudicante, Elvira Capecelatro.  Secondo Celardi, nel 2012 il futuro pentito avrebbe ricevuto l’incarico da un esponente di spicco del clan dei Muzzoni di eliminare una persona che dava fastidio. Lui, Celardi, però, avrebbe risposto che era disponibile per una gambizzazione mentre il boss voleva l’eliminazione fisica dell’uomo con un metodo non classico. Insomma, doveva sembrare un incidente. Il pentito, però, non seppe mai chi fosse realmente la vittima predestinata. Seppe solo successivamente della morte di Antonio Passaro e dell’accusa di omicidio rivolta ad Arcieri, unico imputato del processo poi condannato in primo grado dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere a 26 anni di carcere.   Sulle prime era apparso un normale  “incidente stradale”, poi, la sagacia dei  carabinieri, i risultati del Ris di Roma, il comportamento dell’unico indiziato e il coordinamento della Procura della Repubblica hanno ribaltato il fatto. Per gli inquirenti,dunque, non si è trattato di un incidente stradale. Ma la prima cosa che insospettì il magistrato inquirenti fu la volontaria costituzione del presunto autore del falso incidente e la fretta con la quale egli intendeva “patteggiare” una pena rilevante di ben 5 anni per omicidio  colposo.  Solo attraverso un lavoro certosino dei militari dell’arma,  dopo ore di super visione dei filmati video della vicina Banca,  sono riusciti ad individuare il modello di auto con la quale era stato travolto  il giovane Antonio Passero. Alchè, dopo verifiche incrociate, l’Arciero vistosi messo alle strette si è consegnato ai Carabinieri, fornendo una confessione all’Autorità Inquirente, che fin dall’inizio appariva lacunosa e non compatibile con quanto si riusciva a vedere dai filmati video, nonché dalle lesioni riportate dalla vittima. In netto contrasto con il Giudice per le  Indagini Preliminari,  investito a decidere sulla misura da applicare ritenendo il fatto ascrivibile ad una manovra colposa, la dott.ssa  Cozzolino, caparbiamente  disponeva una   consulenza sul cadavere e sull’autovettura coinvolta nel sinistro, dalle quali si evidenziava una plausibile verità alternativa a quella confessata dall’indagato.  Circostanze corroborate anche dalle modalità collaborative dell’Arciero, che si è consegnato solo dopo alcuni giorni dall’episodio, nonché dal fatto che l’autovettura al momento del rinvenimento  è stata ritrovata parzialmente smontata, che confermerebbe la volontà di disfarsene e quindi di occultare le prove, circostanze   in antitesi con una decisione reale e sincera di confessare. Si giunge così al fatto, che gli  inquirenti sospettano che l’Arciero sia solo l’esecutore materiale del delitto, – e che cerchi di nascondere e coprire il mandante o i mandanti dell’odioso crimine  – e che vi siano dei mandanti morali, certamente da ricercare tra coloro che in passato hanno avuto diverbi o colluttazioni con la vittima, episodi anch’essi deferiti all’Autorità Giudiziaria, sui quali gli inquirenti stanno lavorando, e secondo i quali é vicina anche la loro individuazione.  Infatti, la vittima, secondo le voci correnti  aveva un  carattere introverso, che spesso lo avevano portato ad avere dei diverbi con terze persone, che vista la dimestichezza con le arti marziali avevano riportato in tali episodi la peggio; persone che probabilmente per vendicarsi  hanno ingaggiato l’Arciero per togliersi dalle “scatole”  il giovane Antonio Passero. Ora arriva la versione del pentito di Camorra che complica maggiormente la vicenda.

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