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Piedimonte Matese – Bimbo di 7 anni, è l’alunno più buono d’Italia

piedimonte matese. Nel casertano l’alunno più buono d’Italia ipovedente, 7 anni. «È un’anima nobile che appartiene al mondo di oggi ma che, malgrado il salto generazionale, è molto vicina a quella del piccolo Enrico, protagonista del libro ‘Cuorè di De Amicis». Sono parole di profondo affetto e sensibilità quelle che Rossana Bellucci, maestra di Antonio Maria Mannillo – 7 anni, l’alunno più buono d’Italia che vive a Piedimonte Matese – ha usato nella lettera inviata all’omonima fondazione che ha insignito il piccolo studente del Premio «Ignazio Salvo». Antonio Maria è stato promosso a pieni voti alla seconda elementare del primo circolo didattico «Giovanni Falcone». Il bambino è affetto da una patologia cronica e progressiva che affligge i suoi occhi: distrofia retinica pigmentaria atipica bilaterale. Una malattia che, se non interverrà la scienza, potrebbe prospettargli un futuro difficile. «Non so come mai sia potuto succedere, – dice la madre di Antonio, Angela De Lellis – io non ho fatto niente di speciale per allevarlo ma riconosco che mio figlio è un vero un capolavoro». A causa della sua malattia, Antonio Maria ha vissuto momenti difficili che sicuramente lo hanno reso molto più sensibile verso il prossimo: «Quando lo rimprovero di essere troppo generoso – prosegue la madre – mi dice: ‘devo dare a chi non hà». La mamma di Antonio ci tiene a sottolineare la curiosità che suo figlio nutre nei confronti di quanto lo circonda: «A quattro anni – ricorda – mi teneva ore e ore a parlare del sistema solare, degli astri, dei pianeti, talvolta mettendomi anche in serie difficoltà». «Mi auguro che possa esserci qualche cura contro la sua malattia», sussurra la signora De Lellis che poi aggiunge: «Antonio non spreca nessun momento della sua giornata perchè, forse, pensa di non potere avere un altro momento per vedere e imparare in futuro». La classe frequentata da Antonio Maria, così come la descrive la sua maestra, non si discosta molto da quella del piccolo protagonista del famosissimo libro di de Amicis: è frequentata da bambini timidi e introversi, buoni e sensibili, ma anche da elementi particolarmente vivaci poco avvezzi al rispetto delle regole e dell’autorità. Il tutto condito da una buona dose di problemi tipici del nostro tempo (figli unici e genitori divorziati che, per esigenze lavorative, finiscono per condividere sempre meno tempo con i propri figli). Antonio ha sempre tenuto come filo conduttore del suo comportamento l’educazione: «fino dai primi giorni si è comportato da gentiluomo – ricorda la maestra Rossana – ‘graziè era la parola d’ordine quando riceveva un bel voto,per i premi vinti in classe, per l’acqua ricevuta in mensa o per
un aiuto quando, facendo i compiti, si trovava in difficoltà». Disponibilità, comprensione e gentilezza, sono comportamenti spontanei che Antonio ha mostrato anche verso i suoi compagni: «Era il primo a prestare i pastelli – scrive ancora la sua maestra – aiutava il compagno di banco più lento e cedeva senza esitare anche la sua merenda, quando glielo chiedevano». «Comportamenti che non sono stati
frutto di insegnamento o effetto di un percorso di insegnamento delle
abilità sociali – conclude la maestra Rossana – ma sgorgavano, spontanei, dalla sua personalità tanto da richiamare in me la teoria dell’uomo buono per natura espressa ne ‘L’Emiliò di Rousseau. E, proprio per questo, ha fatto presa su chi lo circondava, generando comportamenti emulativi». «Un riconoscimento che mette in evidenza – viene sottolineato, dal canto suo, dal presidente dell’associazione, padre Santino Maiolati – il gran senso del dovere, proprio e dei compagni di classe, nel sostenere il lavoro didattico e pedagogico della maestra».

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