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Carlo Pontecorvo, presidente di Ferrarelle

RIARDO – Ferrarelle, Pontecorvo: “Siamo usciti dalla crisi, un miliardo di litri per salire sul podio delle bollicine”

Carlo Pontecorvo, presidente di Ferrarelle
Carlo Pontecorvo, presidente di Ferrarelle

RIARDO –  Dopo un 2013 «in cui c’era stato un piccolo sbandamento» — tradotto: «il bilancio era stato chiuso in perdita» — Ferrarelle è tornata in territorio positivo sotto il pieno comando di un Carlo Pontecorvo che — abbandonate (momentaneamente?) le aspirazioni politiche — ha rimesso in sesto il suo piccolo impero delle bollicine, varando al contempo un piano di sviluppo che dovrà portare, «entro il 2019», l’azienda acquistata nel 2005 dai francesi di Danone a incrementare il fatturato del 50% e superare la fatidica soglia del miliardo di litri imbottigliati.

Presidente, innanzitutto come si è chiuso nel dettaglio il bilancio 2014?
«Siamo tornati all’utile dopo un 2013 di traversie e lo abbiamo fatto anche grazie a una serie di aggiustamenti interni e a una governance più concentrata. Fatto sta che per il 2014 registreremo un fatturato di circa 115 milioni e soprattutto un’Ebitda (prezioso indicatore di redditività societaria, ndr) di 12 milioni; dato in sensibile crescita rispetto ai 9,4 milioni dell’esercizio precedente. Un quadro positivo completato da una posizione finanziaria netta di piena tranquillità. Su di noi, per esser chiari, pesano pochi debiti rispetto ad altre realtà del settore, perché qui i debiti stessi sono stati ammortizzati nel tempo e per tempo».

Avete anche firmato di recente un importante accordo con Invitalia.
«Un Contratto di Sviluppo per ampliare lo stabilimento di Riardo, per la precisione» (l’intesta prevede un investimento complessivo di 34,1 milioni di euro, di cui 25,5 concessi da Invitalia tra contributo in conto impianti e finanziamento agevolato).

Che farete con questi fondi?
«Per prima cosa realizzeremo un impianto di produzione di preforme in Pet ottenute con l’utilizzo di materiale riciclato, così come consentito dalle recenti normative europee in materia di imbottigliamento; un significativo esempio di attenzione all’ambiente in un territorio spesso citato per la sua scarsa cultura nella protezione ambientale».

E il piano quinquennale di sviluppo su che si basa?
«Su pochi punti ma essenziali, a cominciare dalla crescita per linee interne».

Ossia?
«L’anno scorso abbiamo lanciato un marchio nuovo, “Essenziale”, per commercializzare un’acqua ad alto contenuto di magnesio (favorisce la digestione) che sgorga dalle sorgenti di Boario. Per il 2014 la decisione è stata di puntare sul retail lombardo, ma ora, nel 2015, visti i risultati, svilupperemo il brand in tutto il Paese. Un’operazione a cui è collegato un investimento di circa 3 milioni (per la distribuzione) che andrà a far leva più sul mercato del valore».

Ma oltre al valore bisogna fare anche volumi, giusto?
«Una sfida che affronteremo anche grazie a un’altra iniziativa interna. Abbiamo individuato, infatti, una vena d’acqua cosiddetta piatta, ovvero non gassata, vicino a Riardo. E proprio con parte dei fondi di Invitalia realizzeremo anche una nuova linea di imbottigliamento destinata a far crescere, come dice lei, i volumi. Al prodotto sarà collegato in qualche modo il marchio Ferrarelle».

State acquisendo un’azienda del Nord?
«Posso dire che siamo in trattativa, nella fase della due diligence per la precisione, con una piccola ma molto interessante realtà del Nordest. Un’azienda peraltro con un volume di affari interessante. Dovremmo chiudere entro marzo. L’obiettivo dichiarato delle nostre strategie è di superare il miliardo di litri imbottigliati. Se ci riusciamo, infatti, diventeremo il terzo player in Italia del settore, Mica male, no?».

Quanti litri imbottigliate oggi?
«Circa 800 milioni l’anno».

E sull’estero come vi muovete?
«Allo studio ci sono partnership distributivo-commerciali soprattutto con i paesi asiatici in via di sviluppo. L’obiettivo è una sempre maggiore diffusione del marchio e del prodotto. L’acqua da quelle parti può diventare, anzi sta diventando, un business dai grandi numeri».

Quanto metterete in campo per supportare il piano quinquennale di sviluppo di Ferrarelle?
«Ritengo almeno una cinquantina di milioni».

Lei guida anche un’importante società armatoriale, la «Lgr di Navigazione». Come va con l’acqua salata?
«Nel 2014 non benissimo ma è stato così per tutto il comparto dello shipping. Pure qui, però, rimedieremo immediatamente».

È presidente di «Italia Futura», ma che fine ha fatto il think-tank fondato da Luca di Montezemolo?
«Dopo un po’ di tempo di stasi stiamo verificando se sia o meno il caso di riprendere le attività e magari presentare candidature credibili per le prossime amministrative e regionali».

Ci pensa anche lei a scendere in campo?
«Ho 64 anni e posso avere al massimo l’ambizione di mettere a disposizione dei giovani la mia esperienza per un progetto di cambiamento vero. Ma a candidarmi non ci penso proprio. E poi non vorrei fare e sembrare come il mio amico Corrado Passera. Nulla contro di lui, per carità. Lo stimo ma penso che ci sono stagioni per tutti». (fonte: Corriere del Mezzogiorno Economia di Paolo Grassi  –)

 

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