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ALIFE – Evangelizzazione e cristianità, la lezione di alcuni fedeli al vescovo e ai suoi preti “protetti”

valentino

ALIFE – Cristianità ed evangelizzazione. Lo sfogo di alcuni fedeli contro il vescovo Valentino Di Cerbo.

Questa la lettera inviata alla nostra redazione

“Lo sfogo di una mamma viene nel leggere la lettera pubblicata su Clarus in data 11/12/2014. La delusione nasce nel sentire da un Pastore parole denigratorie che feriscono e umiliano la dignità di un uomo e di un sacerdote che ha servito la nostra diocesi per ben 9 anni. Mi chiedo: cosa significa evangelizzare? Forse è stabilire fino a quanti anni poter fare la cresima o quanti anni servono per il catechismo? No.
Evangelizzare è avvicinare i giovani alla chiesa, per poi intraprendere insieme un cammino di fede.
Un sacerdote non si esalta lavorando duramente dentro e fuori la chiesa.
Esaltare se stesso non è portare la messa nella casa dei malati.
Esaltare se stesso non è rifiutarsi di vendere sacramenti a buon mercato .
Esaltare se stesso non è ballare con i nostri bambini nella piazza del paese o appendere palloncini in chiesa.
ESALTARE SE STESSI è TUTT’ALTRO.
Esaltano se stessi quei sacerdoti che si vantano (anche sui social network) di cene fatte con autorità politiche e ecclesiastiche.
Esaltano se stessi quei sacerdoti che girano in auto lussuosissime, vestono abiti costosissimi spendendo così stipendi profumatissimi, in barba al voto di povertà e alla gente che muore di fame.
Non “balla da solo” un sacerdote che si alza in piena notte per dare l’estrema unzione a un malato in ospedale.
Non balla da solo chi va in soccorso di famiglie bisognose o che attraversano momenti difficili.
Non balla da solo neanche quanto si impegna, lavorando con le proprie braccia a migliorare quelle “chiese minuscole” di cui nessuno si cura.
Ma forse un Pastore che non ha mai avuto l’esperienza di vivere in una parrocchia, può solo immaginare quanto sia difficile portare i giovani in chiesa la domenica mattina.
Il sacerdote che non fa “squadra”, forse è perché non ha trovato giocatori disposti a fare squadra con lui, e forse il mister ha preferito scartare il buon giocatore pur di far giocare il resto della squadra.
ESSERE UN AMICONE NON E’ PECCATO.
Può essere peccato, invece, chiudere una parrocchia portandosi via le chiavi, il Santissimo e gli oli santi, proprio in occasione del Natale lasciando una comunità di quattrocento anime (tra cui molti anziani), in balia di se stessi.
Può essere peccato, invece, negare la novena di Natale ai fedeli o trattenere il sacerdote che il 9 novembre sarebbe dovuto arrivare per sostituire il precedente, che non è stato “trasferito”, ma ” cacciato”.
Il comportamento di certi fedeli può essere riprovevole, ma anche le azioni di certi Padri possono esserlo.
Un Uomo di Dio dovrebbe fare come il buon pastore, che va a riprendersi le pecorelle smarrite.
Un Uomo di Dio che non fa questo, è un “uomo” e basta”.

 

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