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RIARDO – Cappella della Madonna della Stella, affreschi Bizantini rimossi dalla sede millenaria.La protesta di Caiazza: è lo scempio dell’arte

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RIARDO – Gli affreschi bizantini rimossi dalla loro sede e collocati, invece, qua e là, sulle mure della Cappella della Madonna della Stella di Riardo. Dura la protesta dello storico Domenico Caiazza che scrive al Soprintendente BAPSAE, al direttore Regionale Beni Culturali della Campania e al Ministro Beni Culturali Turismo. Caiazza punta l’indice contro coloro che hanno scelto di smontare la storica unità compositiva, la narrazione a un tempo teologica e artistica di chi ideò e realizzò il ciclo pittorico. Ricollocando, quindi, gli affreschi “alla rinfusa” e separatamente sulle pareti della piccola cappella riardese, si stravolge il senso artistico e la narrazione. E’ come, precisa Caiazza, se qualcuno strappasse le pagine di un romando rimettendole poi insieme alla rinfusa. Si smarrirebbe ogni senso logico e artistico del racconto.
“La cappella della Madonna della Stella di Riardo è un piccolo edificio rettangolare coperto a volta che ospita un ciclo di affreschi databili tra XI e XV secolo. Le opere più recenti si trovano sul lato breve ove è l’antica porta d’imgresso e consistono nelle figure di San Francesco e  di san Berardino da Siena. Sugli altri lati fu realizzato il più cospicuo gruppo di immagini, databile all’XI Secolo, che  rappresenta su una parte il Cristo in  gloria attorniato dai Santi Clemente, Nicola di Bari e S. Pellegrino, mentre sulla parete lunga è l’effige della Madonna in trono  attorniata dai santi Stefano , Michele Arcangelo, Pietro e Giovanni Evangelista, sulla destra sono figure di apostoli. Altri affreschi rappresentanti la Presentazione di Gesù al tempio furono sciaguratamente distrutti allorquando fu abbattuta larga porzione della parete lunga nord della cappella per  collegarla ad un nuovo edificio di culto, più ampio, ma di nessun valore monumentale. Il ciclo di affreschi è notevole oltre che per le caratteristiche artistiche ed iconografiche, sulle quali non è possibile qui soffermarsi, e si rinvia alla ampia bibliografia, anche per il fatto che  un brano di scrittura racconta che fu fatto dipingere da un Roclus  e da  sua moglie  uxore mea. Se dunque non conosciamo l’autore sappiamo almeno della Committenza. Ma soprattutto è rilevante il fatto che con i non lontani  affreschi della Grotta dei Santi di Calvi Risorta e della Basilica di Sant’Angelo in Formis rappresenta un raro esempio di (quasi)  completezza che  consente di riconoscere, oltre il dato artistico, assai rilevante, anche  il pensiero teologico-religioso-devozionale che ispirò il ciclo di pitture. Per tale motivo con vivo disappunto abbiamo constatato, dopo aver ricevuto una indignata segnalazione, che i dipinti, a suo tempo staccati e  restaurati con danaro pubblico e quindi naturalmente ricollocati nella cappella antica ora sono stati spostati.  Infatti oggi sono ridotti a decorare le nude pareti della cappella nuova. In tal modo dopo un millennio si è travolta l’armonia compositiva e teologico-devozionale dei dipinti ridotti ora a mera decorazione di un  modesto edificio moderno mentre la cappella originaria è ridotta a un budello nudo e squallido. Come un mosaico i cui tasselli sono stati disgregati e dispersi il ciclo pittorico  e stato decontestualizzato e smembrato da millenaria ed unitaria testimonianza di arte e devozione è divenuto mera fonte di elementi decorativi disposti senza criterio e spiegazione alcuna.  Nella qualità di Responsabile del Centro Studi sul Medioevo di Terra di Lavoro segnalo l’improvvido spostamento e chiedo di conoscere, tramite risposta scritta , quali provvedimenti gli Enti in indirizzo intendano sollecitamente prendere per ricostituire la millenaria unità compositiva dei dipinti nella sede originaria.  Chiedo di conoscere altresì se esista provvedimento autorizzativo di tale smembramento e violazione dell’ originaria disposizione.  In caso positivo si chiede, in virtù della legge sulla trasparenza degli atti amministrativi, di avere copia del provvedimento autorizzativo e della relazione che lo motiva, nonché il nome del Funzionario responsabile. Si resta disposizione per l’eventuale costo”.

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