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VAIRANO PATENORA – Commercio in crisi e amministrazione in letargo

 

VAIRANO PATENORA –  Mai un periodo così nero per i commercianti della zona. Sembra essere questo il bilancio tracciato in questi primi mesi del 2013. Tantissimi i negozi della frazione Scalo – autentico cuore commerciale della zona – che si sono  detti insoddisfatti per l’andamento delle cose. L’indice non è puntanto solo contro la crisi ma anche contro i centri commerciali capaci sottrarre sempre più clienti.
La spesa delle famiglie, negli anni della crisi, è aumentata solo di otto euro. Nel 2011 è arrivata a 2.488 euro mensili, mentre nel 2007 ammontava a 2.480 euro. Rispetto al 2009, anno in cui la contrazione della spesa ha raggiunto il livello massimo, l’incremento è di quaranta euro. I dati sono contenuti nelle tabelle dell’Istat, elaborati dall’Adnkronos. Le famiglie italiane, per i prodotti alimentari, hanno speso 477 euro, cioè undici euro in più rispetto all’ultimo anno prima della crisi economica (+2,3%). Mentre per gli altri beni sono stati pagati 2.011 euro, tre euro in meno rispetto ai 2.014 euro pagati per gli altri beni. Considerando le serie statistiche degli ultimi trent’anni la spesa per generi alimentari è scesa costantemente passando dal 30,7% della spesa complessiva nel 1981 al 22,7% del 1991, arrivando al 18,9% del 2001. Dieci anni dopo si registra invece un incremento della quota di spesa destinata ai beni di prima necessità, che risale al 19,2%. Considerando le diverse aree geografiche emerge una differenza considerevole tra il Sud, dove la spesa per alimenti rappresenta il 25,6% della quota complessiva che le famiglie pagano per i consumi. Mentre al nord-est e nord-oves si ferma rispettivamente al 16,2% e 16,9%. Crisi del commercio, la rivolta degli operatori  parte dalla frazione Scalo  polmone commerciale della zona  e snodo nevralgico fra Campania, Molise e Lazio. I negozianti lavorano indossando una maglietta con la quale esprimono tutta la propria rabbia contro l’indifferenza dei politici e degli amministratori locali verso un settore ormai in ginocchio. L’indice è puntato anche contro Camera di Commercio, incapace di indicare strategie per superare la pesante crisi. Lo slogan  –  “Grazie ai nostri politici che ci hanno fatto perdere l’orgoglio di essere italiani, non paghiamo più tasse” – ha già conquistato tanti operatori del settore, sia in provincia di Caserta che in Molise. Il prossimo passaggio sarà quello della costituzione di un comitato permanente per decidere ulteriori forme di protesta. Il promotore della protesta, Cristian Aletto – commerciante nel settore delle calzature con punti vendita in Campania e Molise  –  vuole coinvolgere nella protesta anche alle famiglie che, sempre in numero maggiore, non riescono ad arrivare a fine mese, pagando le conseguenze di una crisi sempre più pesante. L’indice è puntato non solo contro i politici ma anche contro la Camera di Commercio che, precisa Aletto, “appare incapace di sostenere i commercianti in un periodo così drammatico.  Raffaele Marano – titolare di un bar –  pone in evidenza anche l’atteggiamento delle banche che chiudendo l’accesso al credito contribuiscono al fallimento di numerose imprese e alla chiusura di tante attività commerciali.  A Caserta  chiudono 17 aziende al giorno. E’ la fotografia istantanea scattata da Confesercenti Caserta, che da tempo cerca di attirare l’attenzione al problema commercio. Maurizio Pollini, Presidente della Confesercenti, si scaglia contro le grandi distribuzioni che ritiene siano la causa principale di tale crisi.  Le piccole e medie imprese rappresentano  circa l’80% dell’economia casertana. E la chiusura di oltre 17 aziende costituiscono circa 50 famiglie che, dall’oggi al domani, si ritrovano senza un reddito.   Giancarlo Izzo

 

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