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Carinola / Sessa Aurunca – Caso Cleprin, salta il coperchio del vaso di Pandora: quando l’etichetta antimafia produce “mostri”

Carinola / Sessa Aurunca (prima puntata) – La vicenda Cleprin potrebbe, per ora, insegnare due cose: a parlare troppo di legalità si corre, poi, il rischio di non avere il tempo materiale per applicarla nelle cose di tutti i giorni, finendo, inevitabilmente dall’altra parte della barricata. La etichetta di “antimafia” – intensa come mero simbolo di uno status per raggiungere facilmente onori e guadagni – potrebbe produrre una “specie” protetta e sopra le regole che, a lungo andare, potrebbe diventare dannosa quasi quanto la camorra stessa.
Recentemente una vicenda, per diversi aspetti sconcertante, ha visto protagonisti (in negativo) Antonio Picascia e Franco Beneduce – titolari della Cle.pr.in – azienda produttrice di detergenti industriali sita nel comune di Carinola – dove si era trasferita nel 2017 dal vicino comune di Sessa Aurunca. La loro azienda e’ stata infatti sequestrata in esecuzione di decreto della Procura di Santa Maria Capua Vetere che – a seguito di lunghe ed articolate indagini delegate al commissariato di Polizia di Sessa Aurunca – ha riscontrato e contestato ai due imprenditori illeciti gravi in materia urbanistica, edilizia ed ambientale.  La vicenda – di per se’ non particolarmente eclatante – ha destato pero’ forte interesse e sconcerto in quanto i due amministratori sono da tempo ascesi alla notorieta’ delle cronache anche nazionali per la loro benemerita attivita’ anticamorra e a difesa della legalita’. Questo almeno fino all’11 ottobre scorso quando la procura ha posto fine a quello che finisce sempre piu’ per apparire ad uno stanco e ripetitivo festival di autoreferenziazione interessata.  Tutto cio’, peraltro, in attesa del pronunciamento – sulle medesime vicende – del tar campania previsto per il 30 ottobre prossimo – sempre che eventuali accidenti procedurali non portino all’ennesimo slittamento del giudizio di merito. Quello che si e’ appreso – con dovizia di particolari e riscontri inoppugnabili – e’ infatti ancora piu’ eclatante e sconvolgente, al punto da relegare addirittura in secondo piano gli illeciti edilizi gia’ contestati e gettando una luce ben diversa sulla liceita’ complessiva dell’attivita’ posta in essere dai due imprenditori. E’ come se fosse stato aperto il mitico “vaso di pandora” scoprendo un mare di illegalita’ del quale daremo conto punto per punto, per rispetto sacrosanto della verita’ e della legalita’…. Quella vera.
La Cle.pr.in nel 2017, dopo uno sconcertante incendio nella sede di Sessa Aurunca – troppo frettolosamente attribuito alla camorra  (anche su questo argomento si avra’ modo di tornare) si era trasferita nel confinante comune di Carinola, con fanfara dei carabinieri, presenza di blasonate autorità, imprimatur di libera e scolaresche con bandierine. Si e’ pero’ accertato che l’azienda, da quasi due anni e tuttora versa in condizioni di totale irregolarita’ amministrativa: assenza di qualsiasi conformita’ urbanistica, sussistenza su di un sito soggetto a vincolo ambientale irrevocabilmente “insanabile”, su di un terreno ad esclusivo uso agricolo e senza che sia mai intervenuto alcun cambio di destinazione d’uso, senza alcuna autorizzazione sanitaria  (a proposito l’asl di mondragone competente neanche sapeva della sua esistenza eppure l’azienda produce detergenti industriali altamente inquinanti – ma come fara’ a smaltire i rifiuti di lavorazione – ci chiediamo – se l’asl neanche la conosce?) E finanche senza certificato di agibilita’, condizione quest’ultima indispensabile anche per vendere noccioline in forma ambulante. Insomma, una vera e propria azienda fantasma, ma che da due anni, in totale abusivismo – alla faccia della legalita’ – continua a produrre, vendere, assumere, licenziare, contrattare e soprattutto denunciare chi osa contestare qualcosa. Eh si! Perche’ il vero segreto scoperto da Picascia e Beneduce e’ che non e’ importante avere autorizzazioni, licenze e permessi, ma semplicemente richiederli. Una volta protocollata la richiesta e’ tutto a posto, tanto a chiunque osasse avanzare delle riserve sara’ facile rispondere su social e giornali di provata fedelta’ che le autorizzazioni sono state richieste ma che ….. purtroppo gli enti e le istituzioni non gliele rilasciano perche’ gestiti da funzionari corrotti e collusi con la camorra – da loro sempre strenuamente combattuti – se non camorristi loro stessi. E’ un po’ come se qualcuno fosse trovato dalle forze dell’ordine con una pistola addosso senza avere il porto d’armi ma obiettasse di averne fatta richiesta, si’, ma che le istituzioni – camorrista – non si decide a rilasciargliela! Incredibile
Ma poi, in ultima analisi chi si puo’ permettere di contestare qualcosa a dei benemeriti paladini della legalita’ peraltro con cosi’ tanti ed autorevoli amici nelle istituzioni ed il cui commercialista e consulente del lavoro, solo per caso e’ fratello di uno dei politici di riferimento della zona? E cosi’ quello che e’ impensabile per chiunque diventa un diritto acquisito per chi ha conseguito la patente di “vittima della camorra” – anche se magari, “all’esame” per la patente, ha “imbrogliato” un po’, diciamo ha avuto l’aiutino da casa.

 

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