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LA SUGGESTIONABILITA’: IL RICORDO DI ELEMENTI E/O EVENTI MAI VISSUTI

Secondo Gudjonsson, Professore di Psicologia Forense, la suggestionabilità può essere definita come “il fenomeno per cui gli individui giungono ad accettare e successivamente ad incorporare informazioni post-evento all’interno del loro sistema mnestico”. Mentre la suggestione riguarda le caratteristiche contenute nello stimolo, la suggestionabilità ha a che fare con le caratteristiche della persona stimolata a rispondere. Quest’ultima si distingue in primaria, se incide sul comportamento motorio di un individuo, e secondaria, se comprende fenomeni collegati ai processi sensoriali e ai giudizi percettivi. La suggestionabilità si sviluppa in una cornice comunicativa denominata “interrogatorio suggestivo”, uno spazio entro il quale l’individuo può accettare ed incorporare i messaggi suggestivi proveniente dall’interrogante, tramite scambi sociali e comunicativi. Tale interrogatorio è composto da cinque elementi: un’interazione sociale, una procedura di interrogazione, uno stimolo suggestivo, un’accettazione dello stimolo, una risposta comportamentale.

Una ricerca di Power, Andriks e Loftus ha evidenziato che gli uomini e le donne reagiscono diversamente agli stimoli suggestivi, e tale differenza dipende dal focus di attenzione rivolto alle informazioni contenute nella domanda. Infatti le donne, nel racconto di un evento delinquenziale si focalizzano su dettagli femminili, come l’abbigliamento e le azioni dell’individuo. Mentre gli uomini su elementi maschili, come l’aspetto del ladro e l’ambiente in cui è avvenuto il reato. Inoltre, un ulteriore aspetto interessante, riguarda la differenza tra i soggetti che ritrattano le dichiarazioni precedentemente rese alla polizia, e i soggetti che negano persistentemente di essere coinvolti in un reato del quale sono accusati, nonostante evidenti prove di colpevolezza. Rispetto ai primi, i secondi, cioè coloro che non ammettono l’evidenza appaiono più intelligenti e meno suggestionabili.

La “suggestionabilità” non riguarda solo l’aggiungere o il modificare gli elementi di una scena, ma anche ricordare eventi mai vissuti. Negli anni, numerosi studi, si sono concentrati sulla suggestionabilità del minore, considerando che l’adulto può influenzare il soggetto anche involontariamente attraverso i suoi pregiudizi, i valori e le domande suggestive che possono affermare più di quanto chiedano, dando per scontato eventi, sentimenti, fatti, credenze. Si possono creare distorsioni nei ricordi, raccontando fatti che in realtà non sono mai accaduti. In aggiunta, il minore, trovandosi in una situazione nuova, come l’apparato giudiziario, può provare paura, ansia e non comprendere il meccanismo di tale processo. I familiari potrebbero anche chiedere al bambino di modificare il racconto di cui è stato testimone o vittima, per favorire i presunti colpevoli. Inoltre, uno dei rischi più frequenti per la qualità dei ricordi dei bambini è quello di fornire varie testimonianze a persone diverse, creando due conseguenze potenzialmente stressanti: rivivere ripetutamente le esperienze traumatiche e il contatto diretto con il contesto penale. Per di più, testimoniando in un’aula di tribunale il bambino potrebbe incontrare il suo presunto abusante e quindi vivere un’ulteriore forma di vittimizzazione.

La ricerca ha evidenziato che i bambini più sono piccoli più sono suggestionabili. Mentre i ragazzi dall’età di 12 anni in poi hanno performance simili a quelle degli adulti. Tuttavia, gli adolescenti sono più sensibili ai feedback negativi rispetto agli adulti, cioè resistono peggio agli interrogatori, quindi la suggestionabilità è vista come un processo più sociale piuttosto che intellettivo e di memoria. Tuttavia, le differenze di età possono diminuire o svanire nel caso in cui il ricordo sia molto chiaro e quindi difficile da modificare, così anche un bambino piccolo può essere resistente alla suggestione. Bisogna dire che i minori tendono a far confusione tra ciò che hanno visto e ciò che è stato detto loro sul fatto. Inoltre l’intervistatore comunica le proprie idee attraverso quesiti posti al bambino, e probabilmente, quest’ultimo, risponderà a tali domande fuorvianti con l’intenzione di compiacere l’adulto.

Concludendo, si può affermare che l’età di per sé non è discriminante rispetto alla suggestionabilità o alla capacità di resistere a informazioni suggestive. Esistono diverse variabili che possono influire sul ricordo, come la conoscenza precedente dell’evento, il contesto, la motivazione, le tecniche di rievocazione dei dati. Quindi la memoria può essere facilmente modificabile grazie a fattori interni o esterni.

La rubrica di approfondimento su tematiche psicologiche, a cura della Dott.ssa Angela Pagliaro, Psicologa, ha l’obiettivo di affrontare argomenti che ci incuriosiscono e su cui vogliamo saperne di più, fornendo spunti di riflessione e quesiti sulla nostra vita. Le informazioni fornite hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale.

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