Ultim'ora

LA CULTURA DELL’ALIBI E L’IMPORTANZA DELLA SCONFITTA

PSICOLOGIA DELLO SPORT –

Sport di “situazione” come la pallavolo, il calcio e molti altri, presentano un tasso di imprevedibile discordanza tra i risultati conseguiti e quelli pianificati, ciò porta spesso a giustificare i fallimenti agonistici con motivazioni sempre meno tecniche e più psicologiche. Frasi del tipo “questa squadra non ha grinta”, oppure “manca di carattere”, molte volte, servono a nascondere le carenze tecniche e tattiche dell’organico e dell’allenatore. Quando queste affermazioni vengono dette dai non addetti ai lavori o da dirigenti incompetenti la cosa non preoccupa più di tanto, ma quando a pronunciarsi sono atleti o allenatori preparati, poco inclini a riconoscere i propri errori, allora la situazione è allarmante. Sembra che il “fattore psicologico” rivesta il ruolo di ancora di salvezza per allenatori poco preparati, come sentir dire: << Che posso farci? Io sono bravo e faccio tutto il possibile, ma mi trovo a lavorare con giocatori senza grinta! >> E’ più semplice, per monti personaggi sportivi, nascondersi dietro la cultura dell’alibi, invece di affrontare il vero problema.

Quando negli anni ’80 si cercava di capire perché la Nazionale Italiana di Volley non ottenesse risultati di rilievo, le motivazioni espresse furono alquanto ridicole: si diceva che i russi vincessero tanto in quanto caratterialmente predisposti a questa disciplina, oppure che le loro partite erano tatticamente simili a quelle del gioco di scacchi. Solo nel momento in cui l’Italia è arrivata al vertice della pallavolo mondiale si è capito che tale risultato lo si è ottenuto soltanto lavorando sul miglioramento tecnico e tattico globale a tutti i livelli.

Quando si lavora per un periodo di tempo con una squadra e non si registrano miglioramenti, è necessario che l’allenatore con la dirigenza facciano il punto della situazione, per capire la ragione di tale stallo. L’equazione buon allenatore uguale buona squadra, il più delle volte non risulta esatta. Ma se la dirigenza di una società sportiva lavora seriamente con i settori giovanili, nel giro di pochi anni ci saranno netti miglioramenti. Se invece gli organici si compilano per accontentare dirigenti ed atleti, non ci si può aspettare di progredire. La cosa importante è concentrarsi sulla squadra, basandosi sulle potenzialità reali, attuali e sui possibili risvolti futuri degli atleti, per il benessere del gruppo e del singolo. Molte volte si pensa che vincere significhi solo battere gli avversari, ma vincere è anche superare i propri limiti e le proprie difficoltà, anzi, questa è la prima vittoria che si deve cercare di ottenere nella vita e nello sport, e solo dopo viene la vittoria sugli avversari. Serve imparare a vincere, nel senso che bisogna fare le cose bene, sacrificarsi, essere efficienti, dare importanza agli aspetti decisivi e meno decisivi, ma serve anche imparare a perdere.

Chi fa sport sa che non si può vincere sempre: l’eccezione è vincere sempre, la norma è un’alternanza tra vittorie e sconfitte. Bisogna costruire la mentalità della squadra, combattendo quella che è la “cultura dell’alibi”. Un alibi è dire che non si può fare una cosa non perché non ci si riesca, ma perché c’è qualcosa che lo impedisce e che non si può modificare, qualcosa di più grande di noi. Questi alibi devono essere combattuti, e quando una squadra perde una partita, bisogna prepararsi per vincerne un’altra, lavorando per migliorare, senza cercare scuse e falsi appigli. Occorre cercare di vincere il più possibile, ma non bisogna credete che il mondo si divida tra vincenti e perdenti, il mondo si divide soprattutto tra brave e cattive persone, perlomeno questa è la divisione più importante. Poi, purtroppo, tra le cattive persone ci sono anche dei vincenti, e tra le brave persone ci sono anche dei perdenti.

La rubrica di approfondimento su tematiche psicologiche, a cura della Dott.ssa Angela Pagliaro Psicologa, ha l’obiettivo di affrontare temi e problemi che ci incuriosiscono e su cui vogliamo saperne di più, fornendo spunti di riflessione e quesiti sulla nostra vita e sulle relazioni con gli altri. Domande che forse non ci siamo mai posti e che sappiano ampliare i nostri orizzonti, con l’idea di fondo che la conoscenza non sta tanto nelle risposte che ci diamo, quanto piuttosto nelle giuste domande che ci poniamo. Potrete scegliere personalmente il tema da trattare in ogni articolo o porre domande alla psicologa, inviando una email a info@paesenews.it. Questa rubrica ha come fine quello di favorire una riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le email saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

Guarda anche

LETTERA DI UNA MADRE A SUO FIGLIO VOLATO IN CIELO

Il lutto è il sentimento di dolore che si prova per la perdita, in genere, …