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PSICOLOGIA – Il Leader

Chi è il leader:Guidate e ispirate le persone. Non cercate di gestirle e di manipolarle. I
magazzini possono essere gestiti ma le persone vanno guidate” (Henry Ross Perot).

<< La differenza tra un capo ed un leader è che il capo dice “Vai!” Il leader dice “Andiamo!” >> Le
parole dell’autore E. M. Kelly evidenziano il ruolo fondamentale del leader, cioè quello di dover
essere una “guida”. Un leader è colui o colei che mettendosi in relazione con tutti i membri di un
gruppo, aiuta quest’ultimo a formulare e raggiungere obiettivi condivisi.
Alla fine degli anni Novanta i membri del comitato editoriale della rivista “Time” si trovarono a dover
scegliere quale personaggio più importante del ventesimo secolo raffigurare sulla copertina del
gennaio 2000. I possibili candidati furono quattro: Winston Churchill, Franklin D. Roosevelt, Gandhi
e Albert Einstein. In fine scelsero Einstein che con la sua creatività aveva avuto un impatto maggiore
sul secolo che stava per concludersi. Ma a differenza degli altri, lui non era un leader. Come disse
Walter Isacson biografo di Einstein, egli fu una pietra miliare, ma non un faro. Non si interessava dei
suoi seguaci ed ebbe pochi laureati. Amava la celebrità, ma rifiutò sia la presidenza di Israele sia il
rettorato della Brandeis University, perché non era né interessato a diventare un leader, né aveva le
capacità per esserlo. Per tutta la vita aveva mostrato disprezzo per l’autorità e fatto di testa propria, e
trovava paradossale che dovesse diventare egli stesso un’autorità. Naturalmente Einstein era un
leader, ma un “leader di pensiero”, poiché le sue scoperte avevano aperto nuove strade su cui si erano
basati molti scienziati.
Quali sono le abilità che deve possedere una persona per essere considerata un leader?
I leader possiedono abilità essenziali per l’esercizio della propria attività e per l’ottimale riuscita dei
loro scopi. Possono essere distinte nelle abilità ispiratrici del soft power: l’intelligenza emotiva, la
comunicazione e la capacità di formulare una visione progettuale in grado di convincere e
coinvolgere. E nelle abilità transazionali dello hard power: organizzative e politiche. Per quanto
concerne il soft power, l’intelligenza emotiva è la capacità di autocontrollo, disciplina ed empatia
che consente ai leader di canalizzare le proprie passioni personali e di attrarre gli altri. Essa ha due
componenti essenziali: l’autocontrollo e la ricerca del contatto con gli altri. Il giudice della Corte
suprema Oliver Wendell Holmes, dopo aver incontrato il presidente Franklin D. Roosevelt, disse
scherzando: << Ha un intelletto di seconda classe, ma un temperamento di prima categoria >>. Infatti
Roosevelt come leader dipese più dalla sua intelligenza emotiva che dal suo quoziente intellettivo
analitico. L’intelligenza emotiva aiuta i leader a gestire il proprio carisma al mutare del contesto.
Ogni individuo si presenta agli altri in modi diversi, a seconda dell’immagine che vuole dare di sé,
ad esempio i politici vestono in modo diverso in base al pubblico a cui si rivolgono. Viene rivolta
grande attenzione al leader, poiché egli emette continuamente segnali anche quando non se ne rende
conto. L’intelligenza emotiva determina la consapevolezza ed il controllo di tali segnali ma anche
dell’autodisciplina, per impedire che i propri problemi psicologici interferiscano con l’attività
politica. Ad esempio Richard Nixon aveva una grande capacità di visione ed ottime abilità cognitive
ma era debole sul piano dell’intelligenza emotiva. Egli era bravo nel formulare strategie efficaci di
politica estera, ma meno nel gestire le insicurezze personali, che infine lo portarono alla rovina.
Un’altra componente essenziale è la comunicazione: un leader deve saper comunicare in maniera
efficace. Churchill attribuiva il proprio successo alla padronanza della sintassi inglese. Woodrow
Wilson non era un brillante studente, ma imparò le tecniche dell’oratoria che considerava essenziali
per la leadership. Alcuni rispetto ad altri sono più portati per la comunicazione. Ma l’oratoria e la
retorica ispiratrice non sono le uniche forme di comunicazione con cui i leader formulano le tematiche
e creano significato per i propri seguaci. I segnali non verbali sono molto importanti nella
comunicazione, ad esempio Ghandi non era un grande oratore, ma il “simbolismo” del suo stile di
vita e del suo abbigliamento, basati sulla semplicità, valevano più di mille parole. Un leader oltre ad
interagire con pubblici distanti, deve saper comunicare con singoli individui o piccoli gruppi. Infine
un’altra forma di comunicazione importante per il leader è quella di “dare il giusto esempio”. Una
parte di ciò che i leader comunicano è una capacità di visione, cioè l’abilità nel formulare un quadro
generale che dia significato ad un’idea e sia fonte di ispirazione per gli altri. In questo modo i leader
contribuiscono a creare obiettivi condivisi. Di solito tali visioni trasmettono un’immagine del futuro
e incoraggiano il cambiamento, ma è anche possibile che una di esse proietti un’immagine attraente
del passato e dello status quo, incoraggiando gli individui a resistere al mutamento. Senza una
capacità di visione è difficile condurre gli altri verso la trasformazione. Le due abilità legate allo stile
transazionale e allo hard power sono: le abilità organizzative e politiche. Per abilità organizzativa si
intende la capacità di gestire le strutture, i flussi di informazione e i sistemi di incentivo all’interno di
un’istituzione o di un gruppo. Il leader attua un gestione diretta ai propri sottoposti e una gestione
indiretta attraverso la creazione e il mantenimento di sistemi istituzionali, incoraggiando la leadership
anche nei ranghi più bassi dell’organizzazione. Una leadership efficace non può prescindere dalle
abilità politiche. Ci sono diversi modi di fare politica: facendo ricorso all’intimidazione, alla
manipolazione e alla negoziazione, cioè a diverse forme di hard power; oppure si può utilizzare la
carica ispiratrice, l’intermediazione di nuovi accordi vantaggiosi e lo sviluppo di network basati sulla
fiducia, tipici del soft power. “Politica” significa non solo riuscire a conseguire obiettivi per se stessi
e un piccolo gruppo di seguaci, ma anche accumulare capitale politico per negoziare con circoli di
seguaci più ampi. Roderick Kramer chiamava “intelligenza politica” la capacità di intercettare le
debolezze, le insicurezze, le simpatie e le antipatie altrui, per usarle a proprio favore, quindi
riferendosi a quelle abilità politiche machiavelliche essenziali per l’esercizio dello hard power basato
sulle minacce e sugli incentivi. Kramer contrappose tale intelligenza politica, all’ ”intelligenza
sociale”, che attribuisce grande importanza all’empatia e alle abilità interpersonali di soft power, che
attraggono i seguaci e li stimolano a dare il meglio di sé. E’ importante capire come coniugare al
meglio le diverse risorse di potere e i diversi stili di leadership nei vari contesti. A volte una strategia
ingegnosa può sostituire la mancanza di risorse, come nel caso di un’organizzazione che ha successo
laddove altri, dotati di maggiore risorse, falliscono.

La rubrica di approfondimento su tematiche psicologiche, a cura della Dott.ssa Angela Pagliaro
Psicologa, ha l’obiettivo di affrontare temi e problemi che ci incuriosiscono e su cui vogliamo
saperne di più, fornendo spunti di riflessione e quesiti sulla nostra vita e sulle relazioni con gli altri.
Domande che forse non ci siamo mai posti e che sappiano ampliare i nostri orizzonti, con l’idea di
fondo che la conoscenza non sta tanto nelle risposte che ci diamo, quanto piuttosto nelle giuste
domande che ci poniamo. Potrete scegliere personalmente il tema da trattare in ogni articolo o porre
domande alla psicologa, inviando una email a info@paesenews.it. Questa rubrica ha come fine
quello di favorire una riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite
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