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Piedimonte Matese – Assicurazioni non pagate e atti negati, condannato l’istituto comprensivo D’Amore

Piedimonte Matese –  Il Tar Campania, ieri, ha depositato due sentenze con le quali  ha condannato l’Istituto Comprensivo di Piedimonte Matese II e Castello, resosi autore di una incresciosa vicenda per la quale sta indagando anche la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Nel 2017, il dirigente chiese ed ottenne il pagamento pro-quota da parte dei genitori della somma necessaria per la copertura assicurativa integrativa. Si scoprì, tuttavia, che tale somma non era stata mai utilizzata per tale fine. I piccoli alunni nonchè i docenti si ritrovarono quindi scoperti. Seguì una formale richiesta – avanzata dagli avvocati Maurizio Ricciardi  ed Emiliana Grillo –  di accesso agli atti. Le cause venivano decise dal TAR che bacchettava e condannava severamente l’istituto.
Che fatica essere Genitori! E che fatica essere Genitori Professionisti, ed essere costretti ad utilizzare gli strumenti della Professione per ripristinare una Legalità negata da atteggiamenti immotivatamente negazionisti e gratuiti. Lo sanno bene Maurizio Ricciardi ed Emiliana Grillo, prima di ogni cosa, genitori dei piccoli allievi dell’istituto Comprensivo Piedimonte Matese II – Castello – Plesso di Piazza Carmine – avvocati del Comprensorio Matesino, i quali, accollandosi ogni onere anche economico e non solo morale, si sono visti costretti ad impugnare innanzi al Tar Napoli l’immotivato Silenzio – Rifiuto del Dirigente del detto Istituto, a fronte di una legittima richiesta di Accesso agli Atti, relativa alla conoscibilità, ovvero alla esibizione della quietanza del premio Assicurativo Integrativo, a copertura degli infortuni che potrebbero occorrere ai piccoli alunni nella fruizione di alcune specifiche aree della Scuola, e di cui – nei primi giorni dell’Ottobre del 2017 – la scuola aveva chiesto ed ottenuto da tutti i genitori il versamento della relativa copertura.
Il predetto Istituto nelle persone dei dirigenti p.t.–  non ha evidentemente ritenuto di regolarizzare tale stato di cose, per motivi sconosciuti.  Prima di trovare una forma ufficiale ed una sede giudiziaria, tale richiesta era stata formulata sulla base del canone della semplice Buona Educazione, ed anzi gentilezza, i quali canoni si sono infranti sullo scoglio duro di un immotivato rifiuto, ad essere semplicemente ricevuti, espresso peraltro in maniera tutt’altro che gentile. Da qui, nel tam tam delle voci che non trovava alcun valido approdo, e che lasciava sgomento anche il personale docente ed amministrativo tutto (interessando anche la loro propria copertura assicurativa!), i due genitori hanno ritenuto di uscire dall’incertezza e di formulare una Richiesta di Accesso agli atti, inoltrata alla Scuola via pec  (stante la impossibilità materiale ed oggettiva di protocollare la istanza, poiché il Registro di Protocollo non veniva rinvenuto dal personale di Segreteria!),  cui nei 30 giorni canonici non seguiva alcuna risposta.
Siamo a Marzo del 2017; la Dirigente si assentava per malattia. La contemporanea assenza per malattia anche della DSGA, e la impossibilità – quindi – di provvedere al pagamento del premio assicurativo da parte del primo collaboratore del DS, per assenza di delega e/o firma depositata – in uno alla mancanza di volontà e di azione, più volte sollecitata, del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale mediante surroga e/o sostituzione dei soggetti assenti, hanno fatto sì che si cristalizzasse tale illecita situazione e quale ipotesi di reato, per la quale la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria sta indagando dallo scorso mese di Luglio. I ricorsi presentati dagli avvocati matesini sono stati esitati con le due sentenze TAR nn. 6002 e 6005 del 15.10.2018, con cui l’avvocatura dello Stato – costituitasi per l’Istituto Scolastico – ancora non ha ritenuto di depositare il famigerato documento, alias la quietanza del premio assicurativo. Linea dura da parte del Tribunale Amministrativo che ha condannato l’Amministrazione alla refusione delle spese di giudizio liquidandole in Euro 1.000,00, oltre accessori di legge per ogni sentenza e alla refusione del contributo unificato anticipato da ogni ricorrente nella misura di euro 300,00 per la iscrizione della causa a ruolo. E ciò senza voler considerare che i predetti professionisti si sono limitati ad agire in proprio e farsi carico di quei genitori che bene avrebbero potuto e voluto seguirli in tale iniziativa. Circostanza quest’ultima che avrebbe aggravato la posizione economica dell’Istituto snaturando il significato delle censure sollevate e poi recepite dal TAR, risolvendosi in una mera operazione speculativa lontana dallo stile di chi ha speso il primo nome. L’Istituto scolastico con il suo comportamento, quindi, ha provocato un inutile esborso di danaro pubblico in merito al quale è lecito chiedersi se qualche dirigente del M.I.U.R. o politico locale avrà il coraggio di chiedere spiegazioni.
Un risultato, questo, preannunciato e dovuto, che non vale a togliere l’amaro di bocca, non solo dei Genitori protagonisti della vicenda, ma di tutti docenti accorte e genitori sensibili dei piccoli alunni dell’Istituto, indotti ad una diffidenza, laddove – per contro – dovrebbe regnare la serenità dell’affidamento, della scelta effettuata per i propri figli.
E’ preciso dovere di Noi genitori – dichiarano i protagonisti della vicenda – indirizzare, seguire e proteggere i nostri figli, non sottraendoli alla Vita, ma certamente dando loro l’esempio >di lealtà probità, risolutezza e coraggio, il coraggio di non essere ignavi e/o acquiescenti di fronte alla ingiustizia, alla prevaricazione, all’arroganza e, all’ ignoranza, perchè… non è tanto come tu li tratti, ma come loro vedono te”.

 

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