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Il Colonnello Giuseppe Romanelli, ha condotto le indagini sul caso

Forlì / Sessa Aurunca – Truffe finanziarie per 200 milioni, arrestato Delle Cave e sua figlia

Forlì / Sessa Aurunca – E’ di Sessa Aurunca il dominus dell’organizzazione criminale che ha generato truffe finanziarie per oltre 200milioni di euro. Questa mattina è finiti in carcere Franesco Delle Cave, residente nella frazione Fasani, nel comune di Sessa Aurunca. De Cave è amministratore di fatto della International Cofid con sede legale a Desenzano sul Garda  ma con sede operativa a Napoli. Con lui finisce anche ai domiciliari la figlia, Gesualda Delle Cave, 24 anni, e suo marito, Mario Sorrentino, 25 anni. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Forlì, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, stanno eseguendo n. 8 ordinanze di custodia cautelare (2 in carcere e 6 nella misura degli arresti domiciliari) nell’ambito di un’indagine condotta nei confronti di un’associazione a delinquere, operante in Italia ed all’estero, dedita alla commissione di una pluralità di reati quali: l’abusivismo finanziario, la bancarotta fraudolenta, truffe, anche aggravate, realizzate mediante emissioni di garanzie fideiussorie false, ricettazione ed appropriazione indebita.
Gli accertamenti esperiti, avviati nel decorso 2016, hanno consentito di poter deferire all’A.G. inquirente n. 34 soggetti, delineando – al contempo – le ramificazioni e la struttura dell’associazione a delinquere che, pur avendo sede nel territorio forlivese operava anche in Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia attraverso più società. Importante, al fine della ricostruzione delle movimentazioni finanziarie, l’apporto fornito dalle segnalazioni per operazioni sospette generate dai presidi antiriciclaggio che hanno consentito d’individuare ingenti flussi finanziari dirottati anche su banche estere site nel Principato di Monaco e Malta. Nello specifico, il modus operandi dell’associazione prevedeva di:
– emettere false polizze fideiussorie a favore di terzi soggetti procurandosi illeciti guadagni;
– individuare società che versavano in grave crisi finanziaria, acquisendole attraverso società di comodo create ad hoc ed intestate a “teste di legno” prive di fonti reddito;
– stipulare contratti d’affitto d’azienda attraverso i quali garantirsi la gestione dell’azienda acquisita in ogni suo aspetto e quindi procedere alla definitiva “spoliazione” di tutti i beni finanziari e strumentali, anche mediate la contestuale rivendita a terzi soggetti;
– fornire alla platea dei creditori delle aziende acquisite, false garanzie fideiussorie, per altro dietro il pagamento di lauti corrispettivi, al fine di procrastinare nel tempo ogni attività volta al soddisfacimento dei propri crediti.
Con riferimento alle false garanzie fideiussorie, le stesse venivano immesse sul mercato a nome di uno “pseudo” istituto di credito con sede a Londra, di altro istituto di credito realmente operante ma totalmente all’oscuro di tali operazioni, con sede a Stoccolma, nonché attraverso società finanziarie italiane non abilitate e prive di qualsiasi copertura finanziaria atta a soddisfare i creditori.
Nel corso dell’articolata attività investigativa è stato già accertato il pagamento di premi per un capitale garantito pari a circa 50 milioni di euro mentre sono in corso ulteriori accertamenti su polizze che si ritiene possano essere state proposte / stipulate per ulteriori 150 milioni. Tra i beneficiari delle false polizze fideiussorie, oltre a privati ed imprenditori, figurano anche istituti di credito ed enti pubblici; allo stato 150 risultano gli episodi di truffa ricostruiti.
Tra questi si segnala il tentato acquisto della OLIDATA Spa, storica azienda romagnola leader nazionale nel settore dell’ICT e primo produttore di PC in Europa. L’acquisizione, tentata attraverso il coinvolgimento di un investitore – già noto alle cronache giudiziarie per aver tentato la scalata della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio – che utilizzando un fondo del Qatar avrebbe acquisito quote della società cesenate, veniva bloccata dallo stesso management OLIDATA a seguito di riscontri effettuati sulla “consistenza” del fondo.

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