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foto di repertorio

CASERTA / ALIFE – Acquedotti comunali all’amianto e all’arsenico, 112 chilometri di condotte killer: 22mila persone a rischio. Le istituzioni fingono di non vedere

CASERTA / ALIFE – Acquedotti comunali all’amianto, sono oltre 112 i chilometri di condotte realizzate con tubazioni fatte in cemento-amianto. Condotte in amianto esistono ancora in tanti comuni della Provincia di Caserta. Sono oltre 22mila i cittadini (nella zona compresa fra le catena montuosa del Monte Maggiore e il massiccio del Matese) che ogni giorno bevono e usano acqua potenzialmente contaminata da amianto; sono residenti nei comuni di Alife, Sant’Angelo d’Alife, Raviscanina, Ailano, Alvignano, Dragoni, Baia e Latina, Liberi, Castel di Sasso e Piana di Monte Verna.
Il dato è certificato all’interno del piano (pagina 136) redatto dallo stesso Ambiato; un dettagliato studio realizzato fra luglio 2002 e marzo 2003, ancora oggi valido. Un ulteriore allarme che si aggiunge alle concentrazioni elevatissime di arsenico in diversi pozzi che alimentano l’acquedotto. Nelle zone a rischio sismico le condotte in amianto possono subire fratture che possono favorire una maggiore diffusione delle fibre di amianto nell’acqua potabile di decine di comuni. La diffusione dell’amianto nell’acqua potabile avviene attraverso diverse modalità. Il caso più comune di contaminazione, secondo Vito Totire, medico dell’AEA (Associazione Esposti Amianto) è quello dovuto alla corrosione delle tubature che, attraverso lo scorrimento dell’acqua, determina il trasporto delle fibre di amianto fino alle nostre case, dove possono essere ingerite o inalate dal consumatore. In Australia, ad esempio, è stato compiuto un esperimento rilevante sulla contaminazione domestica, riguardante il lavaggio di biancheria con acqua proveniente da condutture di cemento-amianto. È stato monitorato il rilascio di fibre da asciugamani che erano stati puliti in lavatrici collegate a condutture in amianto ed è così stato dimostrato che essi rilasciano fibre d’amianto ogni volta che vengono strizzati o utilizzati.  I centododici chilometri di tubazioni potenzialmente pericolose si snodano nel sottosuolo dei 136 comuni che compongono l’Ato2; fra loro ci sono tutti i 104 comuni della provincia di Caserta e trentadue municipi della provincia di Napoli.
In particolare i comuni della provincia napoletana sono quelli che ricadono nell’area suburbana nord occidentale del capoluogo campano (Casavatore, Arzano, Afragola, Acerra, Caivano, Crispano, Cardito, Casandrino, Calvizzano, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Qualiano, Quarto e Villaricca, i comuni dell’area flegrea). Non tocca all’Ambito eliminare le condotte pericolose; infatti, sono i comuni, gli unici abilitati ad intervenire, ognuno nel proprio territorio, per eliminare le tubazioni in cemento-amianto. Non è possibile, senza uno studio preciso – assicura il direttore dell’Ambito, l’ingegnere Ugo Bruni e il suo collaboratore, l’ingegnere Paolo Balestrieri – stabilire in quali comuni e in che misura sono state eliminate le condotte pericolose. Esistono casi, come ad esempio quello di Vairano Patenora (in provincia di Caserta) in cui la vecchia condotta è stata  bypassata già alcuni anni fa.
I primi tubi di cemento amianto risalgono al periodo 1913-1921 tutti prodotti dalla Eternit spa di Genova; da quell’epoca essi hanno avuto un impiego assai diffuso, sia nel funzionamento in pressione (condotte irrigue e d’acquedotto) che in quello a gravità (condotte di scarico). Le condotte in cemento-amianto vennero impiegate anche sulla base di relazione tecniche che indicavano un bassissimo rischio per la salute umana. Un pericolo che diventa però altissimo con la cessione di fibre di amianto che è a sua volta connessa alla perdita di compattezza del manufatto in cemento amianto che si realizza per una lunga esposizione (alcuni decenni) agli agenti atmosferici o per danneggiamento ad opera dell’uomo. E’ quindi importante verificare che il manufatto sia in buone condizioni per escludere i rischi derivanti dalla dispersione di fibre.
L’Ambito Territoriale Ottimale 2 , denominato “Napoli – Volturno” è costituito dall’ampia fascia nord occidentale della regione Campania che, partendo dalle catene montagnose al confine con le Regioni Lazio e Molise, si estende verso sud sino alle falde del Vesuvio, che ne costituiscono il limite meridionale. Il suo territorio si estende per circa 3.150 chilometri quadrati e abbraccia 136 comuni. Ogni anno vengono prelevati 520milioni di metri cubi di acqua, una parte da sorgenti naturali, il resto da pozzi realizzati in zone strategiche. Circa 245milioni di metri cubi sono gestiti dalla Regione Campania. Il 56% delle risorse regionali proviene dalle sorgenti (Biferno) fuori ATO e Torano e Maretto (in ATO). Circa 168 milioni di metri cubi di acqua, ogni anno, sono gestiti dall’Eniacqua (concessionario per la gestione dell’Acquedotto Campania Occidentale); di essi, circa il 60% proviene dalle sorgenti (Gari e Sammucro) ed il restante 40% da pozzi (Peccia e Montemaggiore).
Dal campo pozzi del Montemaggiore
(situato a Pontelatone) vengono prelevati ogni circa 20milioni di metri cubi di acqua ed immessi nelle condotte che arrivano nelle case di migliaia di persone. Le analisi svolte dalla TetraTech per conto della Nato hanno messo in evidenza concentrazioni altissime di arsenico – a volte quattro volte il limite imposto dalla legge. Stessa cosa per le sorgenti laziali e per i pozzi del Tavano e Galleria (Cancello – Maddaloni).
L’impiego di cemento amianto per la realizzazione di condotte idriche ha avuto una grande diffusione a partire da metà anni ’60, uso interrotto dagli anni ’90 a seguito del divieto di produrre e commercializzare prodotti contenenti amianto attraverso la legge 257/92). Le condotte in cemento amianto sono costituite da amianto in matrice compatta di gran lunga meno pericoloso rispetto a quello friabile (libero, tessuto, spruzzato). Il possibile rilascio di fibre dalla matrice cementizia delle tubazioni dipende dalla sottrazione di ioni calcio e dall’ aggressività dell’acqua ( ph, alcalinità e durezza calcica).
L’amianto è un killer ancora attivo. Cinquemila persone l’anno perdono la vita per colpa di questa fibra nociva. Per un’adeguata protezione della salute dei cittadini è necessario un controllo dello stato di conservazione di tutti i materiali contenenti amianto (pannelli, serbatoi domestici per l’acqua, condotte idriche in cemento amianto), evitare interventi che possono danneggiarli liberando fibre nell’ambiente, bonificare sistematicamente il cemento amianto con materiali sicuri. Con il termine amianto o asbesto si indica un gruppo di minerali fibrosi, non combustibili composti da silicato di calcio e magnesio. Si riconoscono due gruppi fondamentali di minerali: l’amianto anfibolo e l’amianto serpentino. La differenziazione è assai rilevante perché l’anfibolo si presenta come fibre friabili, che si spezzano facilmente, ma che possono essere intessute; il serpentino, invece, ha fibre più lunghe e più resistenti. La presenza dell’amianto nell’ambiente non é di per sé pericolosa, ma lo diviene quando vengono rilasciate fibre; in altre parole esso diviene pericoloso quando un elemento di Eternit, una canna fumaria, i cassoni per acqua, le condotte idriche contenenti amianto vanno incontro a sgretolamento con il rilascio di fibre. L’amianto penetrato nel corpo provoca gravi conseguenze quali l’asbestosi, il mesotelioma, mentre il cancro del polmone è molto più frequente negli esposti ad amianto che nel resto della popolazione.

 

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