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Vairano Patenora – Cantine allagate e comune inadempiente, Moreno: ecco la verità

Vairano Patenora – Non si placa la polemica intorno alla nomina, da parte dei giudici del Tar,  di un commissario ad acta per ottemperare a precedenti sentenze alle quali il comune non si è allineato. La maggioranza guidata dal sindaco Bartolomeo Cantelmo ritiene che lo sprego di denaro pubblico ci sarà ma non per colpa della macchina amministrativa. Di tutt’altro parere, invece, il consigliere comunale di opposizione, Raffaele Moreno, che in un lungo documento ha voluto precisare diversi aspetti della vicenda:

Il documento di Raffaele Moreno:
“Leggo con stupore ed ilarità il c.d. “documento della maggioranza” Cantelmo/Supimo sull’annosa vicenda che ha interessato i danni subiti dall’abitazione posta in via Roma per le copiose infiltrazioni d’acqua ad ogni precipitazione meteorica e che è stata sottoposta al vaglio di più Autorità Giudiziarie: prima in sede di accertamento tecnico preventivo (Giudice dott.ssa Ida D’Onofrio), poi in sede di azione di merito (Giudice dott.ssa Valeria Veschini), poi in sede di nuovo (ed inammissibile) accertamento tecnico preventivo (Giudice dott. Giovanni D’Onofrio) e, quindi, in sede di esecuzione del giudicato (TAR Napoli, sez. VIII, presidente Caso, estensore Giansante).
Anzitutto, una precisazione alle tante affermazioni infondate riferite in detto documento.
La cantina (o grotta che dir si voglia) adesso (non) è collegata al giardino come, subdolamente e maliziosamente, si cerca di lasciare intendere nel comunicato. La cantina è semplicemente collegata al box auto realizzato e, quindi, regolarmente assentito con Scia del 30/5/2013 laddove il progetto ad essa allegato rende perfettamente noto il collegamento tra il realizzando box auto e la cantina per cui l’Amministrazione ed il suo ufficio tecnico erano perfettamente a conoscenza di quanto richiesto e realizzato. Per cui nessun collegamento abusivo è stato realizzato, e non accetto lezioni da un sindaco che è un lottizzante abusivo, così come hanno accertato i carabinieri.
La vicenda, come detto, risale al 2008 quando venne segnalata al Comune l’infiltrazione e l’amministrazione Robbio si attivò per far realizzare i lavori da una ditta di Pietravairano.
Sennonché, detti lavori non furono realizzati a perfetta regola d’arte perché le infiltrazioni e lo stillicidio continuò anche peggio di prima. Feci presente la cosa al responsabile dell’ufficio tecnico e dissi pure che sarei stato disponibile a contribuire economicamente alla spesa purché mi risolvessero il problema. La risposta fu che le infiltrazioni provenivano dal mio giardino per cui nessuna responsabilità aveva il Comune.
A questo punto richiesi al Tribunale di S.M.C.V. un accertamento tecnico preventivo e dopo essermi sentito dire dall’avvocato del Comune che la cantina non era di mia proprietà e dopo aver dovuto dimostrare (titoli alla mano) il contrario, con la figuraccia che ne è conseguita, il Giudice Ida D’Onofrio nominò quale c.t.u. l’ing. Enrico Coppola, il quale dopo ben tre accessi sui luoghi di causa (in presenza dei tecnici di entrambe le parti), con relazione depositata l’11 luglio 2012 accertava che le infiltrazioni provenivano dalla strada comunale per cui la responsabilità era dell’Ente.
A questo punto con nota prot. n. 6842 del 30/7/2012 invitai sindaco e responsabile u.t.c. a dare bonaria esecuzione a quanto accertato in sede di a.t.p. ma il Comune non manifestò nessuna disponibilità in tal senso. A fronte di tale ulteriore indisponibilità, non restava che convenire nuovamente il Comune dinanzi all’A.G. questa volta per il giudizio di merito definito con l’ordinanza Veschini di accoglimento totale, con la quale il Tribunale dichiarava fondata la domanda passata frattanto in giudicato, e il Tribunale di Santa Maria decideva con il seguente dispositivo: “accoglie il ricorso e, per l’effetto, ordina al Comune di Vairano Patenora, in persona del Sindaco p.t., di provvedere all’esecuzione dei lavori specificamente indicati alle pagine 7-9 della consulenza tecnica d’ufficio depositata il 11.07.2012, a firma dell’ing. Enrico Coppola”. Seguivano le condanne al risarcimento, alle spese di giudizio, alle spese per il procedimento per a.t.p. ed alle spese della c.t.u. per circa Euro 17.000,00. Ma anche a fronte del giudicato il Comune non manifestava nessuna disponibilità ad eseguire ma, anzi, si inventava che la sentenza Veschini non poteva essere eseguita perché vi era stata un’alterazione dello stato dei luoghi, per cui incaricò un legale di Pietramelara per chiedere un parere sulla esecuzione e, quindi, spendeva altro denaro pubblico, perché il Comune dispone di un ufficio legale per cui non si comprende per quale motivo dare un incarico esterno.
Il detto legale consigliava all’Amministrazione di procedere ad un altro accertamento tecnico preventivo malgrado pendesse già ricorso per l’esecuzione del giudicato innanzi al TAR Napoli. Quindi, altro denaro pubblico dilapidato dall’Amministrazione per vedersi dichiarare inammissibile il nuovo ricorso per a.t.p. perché su una sentenza passata in giudicato non è consentita un’interpretazione con un a.t.p. ma va unicamente eseguita.  Quindi, dopo l’inutile parere, venivano buttati altri soldi dei cittadini per fare un inutile ricorso.
Frattanto, instauratosi il giudizio innanzi al TAR con il solito avvocato di Pietramelara, questi insisteva sulla “storiella” dell’ineseguibilità della sentenza per alterazione dello stato dei luoghi, per cui – sempre a spese del Comune – il TAR nominava un verificatore nella persona dell’arch. Maria Teresa Catalano, funzionario della Città Metropolitana di Napoli, la quale con relazione depositata il 12 aprile 2017 accertava che non vi era stata nessuna alterazione dello stato dei luoghi per cui il giudicato Veschini poteva essere eseguito.
Il TAR, quindi, con sentenza n. 3937/2017 accoglieva il ricorso e condannava il Comune di Vairano alle spese da rifondere alla ricorrente per ulteriori 3.000,00 Euro circa e ad eseguire i lavori nel termine di giorni 90 e, quindi, entro il 24 ottobre 2017, decorso il quale il Comune sarebbe stato sostituito nelle sue funzioni da un commissario ad acta che avrebbe, a sua volta, dovuto eseguire i lavori nei successivi 90 giorni e, quindi, entro il 24 gennaio 2018, caricando le spese del commissario e le ulteriori spese per l’affidamento dei lavori sul bilancio comunale.
Questi i fatti. E non ci sono giustificazioni che tengano a fronte del palese inadempimento e della palese incapacità amministrativa anche nelle piccole cose.
Il comunicato asserisce ancora che: “Il Comune, ed è pubblicamente notorio, a malincuore perché sapeva di avere ragione …”. Ed, inoltre, che le ditte locali avrebbero rifiutato l’incarico, “… perché ‹‹ufficialmente››, ritenevano che il computo metrico fosse sbagliato”. Ebbene, in disparte che non ho mai avuto a che fare con ditte dell’agro aversano, nei confronti delle quali non ho nulla, ma che lor signori conoscono molto meglio essendosene sempre serviti, ciò che però vorrei sottolineare è l’improntitudine e sfacciataggine di questi signori che non ha limiti per cui sono capaci anche di negare la realtà dei fatti.
In ogni caso, vorrei evidenziare che questa vicenda si poteva risolvere bonariamente subito dopo la prima a.t.p. Coppola quando invitai il Comune a dare bonaria esecuzione ma essi si rifiutarono nella loro – essa sì – grottesca ed inqualificabile condotta che, senza alcuna vergogna, si permettono di definire speculativa quando personalmente (e mi sono testimoni il tecnico comunale e il dipendente Severino Zanfagna) mi offrii di contribuire alle spese purché si risolvesse il problema.
Alla fine questi lavori da un 20.000 Euro che potevano costare, finiranno per costare il doppio se non il triplo di detto importo e questo solo ed esclusivamente per responsabilità di questa Amministrazione che non ha disdegnato di dilapidare denaro pubblico per vicende di personale collocato illecitamente con atti monocratici in posizione apicale e non ha accettato transazioni convenienti per le casse comunali.
Pensi la ditta Cantelmo/Supino a quanto dovranno pagare i vairanesi (si parla di circa 300.000,00 Euro) per locali commerciali allagati per cui, invece di accettare la transazione proposta dal proprietario, hanno voluto testardamente fare ricorso per Cassazione (dichiarato, per giunta, inammissibile, con responsabilità professionale ed erariale) avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli e adesso dovranno sborsare un importo che li porterà – unitamente agli oltre 100.000,00 Euro che dovranno restituire alla Provincia di Caserta per l’esproprio Tizzano – al dissesto finanziario che pagheranno sempre i vairanesi. Non sono certo quindi i lavori che dovranno realizzare a via Sottopesco a fare scandalo, ma la loro incapacità e la scriteriatezza con la quale usano il denaro pubblico.

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