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SESSA AURUNCA / Mondragone – Corruzione, occultamento e distruzione di atti giudiziari, 5 arresti: c’è anche un sostituto commissario e un avvocato

Sessa Aurunca / Mondragone – Una indagine dell’Antimafia per valutare la facilità con cui venivano rilasciati i porto d’armi ha condotto, invece, all’arresto di cinque persone fra cui un avvocato di Parete e un sostituto commissario di Mondragone. Durante l’indagine, attraverso le intercettazioni telefoniche si approfondisce e si scopre che il pregiudicato Perrone (all’epoca libero) contattò l’avvocatessa Savanelli per chiedere di rubare e distruggere un fasciolo processuale per agevolare, così, una terza persona in attesa di pena. L’avvocatessa pagò 7.500 euro a Esposito (cancelliere ausiliario) che materialmente avrebbe sottratto il fascicolo al tribunale. I due si accordano per incontrarsi e bruciarlo. Intervenne la guardia di finanza che sequestrò quel che restava del faldone. Savanelli era legata sentimentalmente al poliziotto di Mondragone che dal canto suo prendeva soldi (2500 euro in caso e 250 euro in altro caso) per rilasciare certificazioni “pulite” nelle pratiche per il porto d’armi. Ometteva cioè di citare sulle certificazioni eventuali dettagli che potessero impedire il rilascio del porto d’armi. Il mediatore era l’imprenditore edile Caterino Antonio, Queste, in estrema sintesi le accuse della procura della Repubblica contro cinque persone:
Savanelli Anna, avvocato, di Parete, 47 anni
Giovanni Romano, sostituto commissario, anni 57, di Mondragone
Andrea Esposito, cancelliere ausiliario, Napoli, 62 anni
Perrone Massimo, pregiudicato, di Giugliano in Campania, 41 anni
Caterino Antonio, imprenditore edile, di Casal di Principe, 59 anni
Questa mattina nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Aversa ed appartenenti alla Squadra Mobile della Questura di Caserta hanno eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice per le indagini preliminari, per i reati di corruzione, corruzione in atti giudiziari, occultamento e distruzione di atti giudiziari.  L’emissione delle misure restrittive – eseguite anche nei confronti di un appartenente alla Polizia di Stato in servizio presso il Commissariato di Sessa Aurunca, di un avvocato del Foro di Santa Maria C.V. e di un ausiliario di cancelleria impiegato presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli – costituisce il risultato di un’articolata attività investigativa originariamente diretta ad accertare illecite dazioni di denaro corrisposte, attraverso la mediazione di un imprenditore edile di Gasai di Principe, ad un appartenente della Polizia di Stato per ottenere il rilascio di licenze di porto d’arma a persone che potevano essere vicine ad organizzazione camorristica. Nel corso delle indagini, svolte dalla Guardia di Finanza di Aversa, si è poi raccolto un grave quadro indiziario riguardante il coinvolgimento dell’ avvocato del Foro di Santa Maria C.V. domiciliato in Parete (CE) e i rapporti di quest’ ultimo con il sostituto commissario che istruiva pratiche per il rilascio delle licenze di porto d’armi. Nel caso oggetto delle investigazioni, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, era stato rilasciato il porto d’armi omettendo di evidenziare gli elementi ostativi al rilascio del titolo di polizia. Le attività investigative hanno consentito, altresì, di individuare ulteriori ipotesi corruttive finalizzate all’occultamento ed alla distruzione di fascicoli presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli. L’ausiliario di cancelleria oggi indagato, già nell’anno 2013 era stato coinvolto – unitamente ad altri pubblici ufficiali impiegati presso il Palazzo di Giustizia di Napoli e a degli avvocati – in un’indagine della Procura di Napoli attinente analoghi episodi per i quali era stato all’epoca destinatario di misura cautelare restrittiva e che, attualmente, si trova sottoposto a giudizio. Anche rispetto a tale settore dell’indagine, un ruolo centrale appariva quello ricoperto dal suindicato professionista, il quale, su richiesta di un pregiudicato di Giugliano in Campania (NA), secondo quanto emerso dalle investigazioni, elargiva somme di denaro all’ausiliario presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli affinchè quest’ultimo sottraesse un fascicolo di un procedimento riguardante una persona condannata in via definitiva, allo scopo di evitargli l’esecuzione di misure detentive.

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